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Industria e Finanza

L'intervista su Quattroruote di aprile
Bolloré, l'alleanza non si tocca

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Intervista ripresa da Quattroruote di aprile 2019

La Renault è stata l'ultima a prendere provvedimenti a seguito dell'arresto di Carlos Ghosn, dominus assoluto per decenni. Il 13 marzo, però, le modifiche alla composizione del comitato esecutivo del gruppo non lasciano dubbi: il futuro non prevede il ritorno dell'ex leader.  

La vicenda di Ghosn, peraltro rilasciato dopo un lungo periodo di detenzione, ha modificato i rapporti all'interno dell'alleanza franco-giapponese?
Direi di no. Stiamo andando avanti nella realizzazione del piano di medio periodo. Certo, dobbiamo adattare alcune cose alla luce della storia giudiziaria, ma gli elementi chiave dei nostri programmi rimangono immutati. Non ci sono cambiamenti di visione strategica: l'importante è che la nuova leadership abbia le leve per far funzionare bene il business. Detto questo, abbiamo continui incontri con i nostri partner per migliorare costantemente l'operatività degli affari in comune. 

Par di capire che l'intenzione finale rimanga quella di rendere l'alleanza irreversibile…
Assolutamente sì. Vogliamo creare un'unione ancora più forte e in grado di adattarsi a un contesto che sta subendo accelerazioni impensabili fino a qualche tempo fa. Due anni fa presentavamo l'architettura di un piano a lungo termine e già oggi vediamo il primo prodotto che di tale scelte è la conseguenza, ovvero la Clio 5.

È inevitabile chiederle di entrare più in profondità sull'affaire Ghosn: pensa che quanto accaduto sia la conseguenza di una cospirazione della Nissan?
Posso ribadire quanto detto sin dall'inizio: noi non siamo i giudici, attendiamo il lavoro della magistratura. Non sappiamo che cosa accadrà a Ghosn, ma sappiamo bene dove vogliamo andare noi.

Quindi la Renault non ha più bisogno di chi l'ha guidata per tanti anni…
Quello è il passato. A livello personale posso dire che il rilascio è una buona notizia. Ma devo aggiungere che i momenti di ansia al nostro interno sono stati molto alti. Ora è importante andare avanti a prescindere da quanto accade nei tribunali.

Quali sono i risultati della vostra indagine interna?
Le verifiche sono state quasi completate. Non hanno rivelato nulla di sbagliato, a parte la storia del matrimonio celebrato a Versailles e pagato dall'azienda (l'ex ceo ha già rimborsato quanto speso, ndr). Al termine dell'investigazione congiunta con la Nissan, sapremo se ci sono altri elementi. 

Basta parlare di Ghosn. Secondo lei, le nuove norme ambientali testimoniano di un'eccessiva influenza della politica?
Di certo si nota un cambiamento dei rapporti fra gli enti regolatori e i costruttori, perché i recenti eventi hanno imposto un'accelerazione da parte delle autorità al processo di rinnovamento. È aumentata l'intensità delle richieste all'industria. Ora la politica ci chiede soluzioni per velocizzare il processo di crescita della mobilità sostenibile. Tutti possono esprimersi, ma alla fine dobbiamo rispettare le decisioni prese centralmente. Ma siamo fiduciosi: il nostro gruppo è meno spaventato di altri, perché avevamo una strategia che combinava le performance ambientali e le richieste dei consumatori prima che tutto questo accadesse. Certo, la situazione è complessa, il passaggio al ciclo Wltp è stato un incubo...

Davvero i motori a combustione interna usciranno di scena?
Mah, dipende dalle policy che verranno implementate. Non siamo preoccupati da questi passi evolutivi. Oggi lanciamo la Clio ibrida e a breve le plug-in. Questo ci permetterà di raggiungere il primo target: elettrificare il 15% della gamma. Comunque, ogni modello deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi. L'idrogeno, sul quale pure stiamo lavorando, per noi invece non è una priorità.

C'è chi teme che l'elettrificazione comporti una riduzione dei posti di lavoro…
L'elettrico puro è un prodotto meno complesso, d'accordo, ma la strada per arrivarci è lunga e nel percorrerla saremo costretti a offrire una vasta gamma di alternative. La magnitudo di sforzi e risorse richiesta da questa transizione è enorme.

Vedremo nel prossimo futuro dei modelli Renault costruiti nelle fabbriche Nissan e viceversa?
Oggi non accade, è vero, ma ci stiamo arrivando, grazie all'introduzione delle nuove piattaforme condivise. E non dimentichiamo che ora nei giochi entra anche la Mitsubishi. Ci saranno altre opportunità.

Quindi potreste costruire dei modelli Renault a Sunderland?
Potrebbe accadere, sì. 

A proposito, temete una hard Brexit?
Dal punto di vista del business, l'interesse nostro e dell'industria tutta è che ci sia un'uscita ordinata. Ma la decisione è politica. Per la Nissan, il tema è importante. Ma ritengo che la paura di una recessione conseguente alla possibile crisi britannica sia significativa per tutti. 

Avete una partnership anche con la Daimler: come va?
I tedeschi sono un partner importante, al di là dello scambio di quote societarie. Continuiamo a esplorare possibili collaborazioni tecniche, anche assieme alla Nissan.

Tra dieselgate, Mitsubishi, Ghosn e altre vicende, l'industria ha perso credibilità?
Sì. Ed è un peccato che tutti questi incidenti siano accaduti. Soprattutto il dieselgate ha impattato sulla fiducia dei consumatori. La nostra risposta può essere soltanto quella di offrire soluzioni di mobilità sostenibile. Crediamo di essere sulla buona strada. Non è facile, d'accordo, ma vedo che le autorità – soprattutto quelle locali – manifestano apprezzamento per lo sforzo che stiamo facendo su prodotti e servizi.

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