Le minacce di Vladimir Putin si sono trasformate in una triste realtà, con l'invasione dell'Ucraina, i primi bombardamenti e i Paesi occidentali pronti a reagire non solo con nuove sanzioni economiche. Gli effetti dell'escalation si fanno sentire sui mercati finanziari e ancor più su alcune commodity: le quotazioni del petrolio hanno preso il volo, con il Brent che ha superato la soglia dei 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014.
L’oro nero in rally. In particolare, i future sull’oro nero scambiati a Londra hanno reagito immediatamente alle prime notizie arrivate dall’Ucraina sui movimenti del truppe russe, mettendo a segno consistenti rialzi prima di ritracciare e tornare sotto i 100 dollari. Attualmente, il Brent scambia intorno ai 99 dollari, in scia a probabili prese di beneficio. Il rally interessa anche il Wti di New York, con quotazioni tra 97 e 98 dollari e un rialzo di oltre il 5%.
Su le commodity, giù le Borse. Non è solo il mercato petrolifero a subire le conseguenze della crisi diplomatica tra la Russia e i Paesi occidentali. Gran parte delle commodity, a partire da quelle alimentari, è in forte rialzo. Il grano, per esempio, sta registrando guadagni di oltre il 5% a causa dei timori per le forniture di un grande produttore come l’Ucraina. In crescita risultano anche le quotazioni di alluminio, rame o argento e, ovviamente, del gas. Alcuni asset riflettono più di altri le paure dei mercati. Si tratta dei 'beni rifugio' per eccellenza come l’oro (a un passo dei 1950 dollari l’oncia), lo yen e i titoli di Stato emessi dal Tesoro americano (i Treasury). Al contrario, le Borse, in primis quelle europee, sono in caduta libera sin dalle prime battute della seduta odierna: i principali indici di Milano, Francoforte, Parigi e Londra hanno avviato le contrattazioni con ribassi tra il 4% e il 5%.
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