Vendite e infrastrutture in ritardo: gli obiettivi del Pnrr "sono impossibili"
La transizione ecologica della mobilità costituisce uno dei pilastri dei piani condivisi a livello europeo. Tuttavia, i dati di vendita delle auto elettriche in Italia e lo stato delle infrastutture di ricarica non sono tali da garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) e ancor più dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Bip, società di consulenza aziendale e tecnologica, ha condotto una ricerca in vista della manifestazione Nex Generation Mobility di Torino, da cui emergono i forti ritardi accumulati dall’Italia nel suo percorso verso la mobilità alla spina. Ritardi che riguardano non solo le vendite di auto elettriche ma anche, se non soprattutto, le infrastrutture di ricarica.
Mercato e reti inadeguati. Il mercato, innanzitutto, non pare adeguato a rispettare i target del Pniec, che prevede, per il 2030, sei milioni di elettriche in circolazione sulle strade italiane, il 13% dell’intero parco. Considerando che nel 2021 le auto alla spina "circolanti" erano appena 265.00, su un totale di 39 milioni di vetture, e che le vendite di veicoli nuovi erano solo 137 mila, “significa che per raggiungere” l’obiettivo dei sei milioni "si dovranno vendere circa 800.000 auto alla spina" all’anno per i prossimi otto. Altro aspetto negativo è rappresentato dalla diffusione delle colonnine. Bip prende in considerazione la Norvegia come mercato di riferimento perché la sua infrastruttura di ricarica serve in media 30-32 vetture per punto, con distanze medie tra una stazione e l’altra di circa 4 chilometri. In Italia, significherebbe avere 187.500 punti di ricarica pubblica diffusi sul territorio nazionale a fronte dei 27.900 attuali. "Se si punta prima alla capillarità e poi alla sostenibilità economica, gli investimenti dovranno essere sostenuti da fondi pubblici", affermano gli autori dello studio, ricordando che "il Pnrr prevede finanziamenti per 13.755 colonnine in aree urbane e 7.500 sulle autostrade, del tipo rapido o ultrarapido". "Ammesso che tutte vengano installate, si arriverebbe a poco più di 49.000 colonnine. Ne mancherebbero ancora quasi 140.000", aggiunge la società di consulenza, secondo cui non è ben chiaro neanche “chi sosterrebbe l’investimento, al ritmo di 1.300 al mese”.
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