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Industria e Finanza

Russia
La Toyota chiude l’impianto di San Pietroburgo

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La Toyota ha deciso di fermare le attività industriali nel suo impianto di San Pietroburgo, in Russia, a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina. La Casa giapponese, che lo scorso marzo aveva sospeso la produzione in seguito ai problemi della catena di approvvigionamento e bloccato le importazioni di veicoli sul mercato russo, ha attribuito la decisione di chiudere la fabbrica alle difficoltà nel riavviare normalmente le attività e all’incertezza sulla possibilità di un futuro riavvio operativo. Inoltre, sarà avviato un programma di riorganizzazione e ristrutturazione degli uffici di Mosca.

Un futuro incerto. Stando a quanto comunicato dal Ministero dell’Industria e del Commercio russo, la Toyota si è impegnata a garantire l'adempimento di tutti gli obblighi sociali nei confronti dei dipendenti e a versare al personale una “significativa” buonuscita. Inoltre, manterrà i servizi post-vendita dei marchi Toyota e Lexus e la rete di concessionari in Russia. Per l’impianto di San Pietroburgo, che ha una capacità di 100 mila unità l’anno e assembla i modelli Camry e RAV4, si aprono ora diverse opzioni, tra cui la possibilità di una cessione, come già avvenuto nel caso della Renault: lo stabilimento di Mosca e il controllo della AvtoVaz sono passati a enti pubblici russi. A tal proposito, il ministero dell'Industria e del Commercio ha annunciato di aver avviato, insieme alla municipalità di San Pietroburgo, lo studio dei possibili scenari per lo sviluppo del sito.

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