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Industria e Finanza

Stop 2035
Breton: "L'Europa non è pronta ad abbandonare l'endotermico"

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Thierry Breton, commissario al Mercato Interno e all'Industria dell'Unione Europea, torna a lanciare un allarme sullo stop europeo alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035. Sulla base di un documento approntato dalla direzione generale da lui stesso diretta, il commissario avverte dei pesanti ritardi del blocco comunitario nel percorso verso la mobilità a zero emissioni: parlando con la testata Politico, Breton ha ribadito come la Ue debba apportare "gli aggiustamenti necessari per raggiungere gli obiettivi al 2035" fissati dal Green Deal. 

Non c'è una bacchetta magica. Il commissario, che ha già invitato ad affrontare con lucidità e senza tabù il phase-out, ha quindi ribadito la sua cautela: "Il Green Deal non sarà raggiunto con la bacchetta magica o con un ordine esecutivo di Bruxelles. Tutte le condizioni abilitanti devono essere soddisfatte". A tal proposito, i funzionari della direzione di Breton hanno approntato un documento dove si illustrano cinque problematiche che confermano quanto l'Europa non sia pronta a fare il grande passo verso l'elettrico.

I ritardi. Il primo problema riguarda il ritmo d'adozione. Nel report si legge, per esempio, che "le vendite di nuovi veicoli elettrici stanno aumentando, ma dovranno crescere di sette volte entro il 2035 per soddisfare la domanda prevista". Un secondo nodo riguarda l'accessibilità: "Solo sei modelli sono venduti a meno di 30.000 euro, di cui tre cinesi. Alla data del primo gennaio 2024, non risultano vetture con un prezzo medio inferiore ai 20.000 euro, incentivi esclusi". Un terzo ostacolo all'adozione della mobilità alla spina è rappresentato dalle infrastrutture: per quanto in crescita, la rete rimane concentrata in pochi Stati ("il 61% dei punti è in tre Paesi Ue"). Inoltre, non ci sono dati su quanto sia adeguata la stessa rete alle effettive "esigenze di ricarica". Il quarto problema è legato ai posti di lavoro e alle competenze: nel testo si sottolinea il "recente decremento" della forza lavoro nell'industria automobilistica e la necessità di riqualificare e formare almeno 700 mila lavoratori entro il 2027. Infine, non manca un passaggio sull'accesso alle materie prime critiche. Finora, sono stati annunciati progetti di gigafactory in grado di "soddisfare la domanda" e non solo, ma "serve una rapida accelerazione dei lavori di costruzione". Sul fronte della produzione di anodi e catodi, invece, la capacità è ritenuta insufficiente, col rischio di alimentare "gravi dipendenze" sul fronte dei componenti delle batterie.

La Cina. Insomma, dall'interno della stessa commissione europea arriva un chiaro avvertimento sul difficile percorso voluto dalle istituzione europee nonostante i continui allarmi dell'intera filiera. Tra l'altro, Breton non manca di tornare sulla questione della concorrenza cinese, sottolineando come il Dragone "stia prendendo il sopravvento". A tal proposito, nel documento del commissario si legge che "le elettriche made in China stanno aumentando in modo esponenziale", come dimostrato dalla quota di mercato schizzata dall'1% del 2021 al 20% del 2023, fino al 25% della prima parte del 2023. "Non possiamo misurare il successo verso la mobilità a zero emissioni solo in base al numero di Bev vendute", conclude Breton. "Ed è preoccupante che un'auto elettrica su cinque venduta nell'Ue l'anno scorso sia stata prodotta in Cina". 

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