La Ford corre in soccorso della sua filiale tedesca con una maxi iniezione di capitali freschi: la Casa statunitense ha messo a disposizione della Ford-Werke GmbH risorse finanziarie per 4,4 miliardi di euro, con l'obiettivo di "sostenere la trasformazione del suo business europeo e aumentare la sua competitività a lungo termine".
Il piano. Dal comunicato di formalizzazione del nuovo impegno economico, tuttavia, emerge un serio problema per l'azienda tedesca. Il nuovo finanziamento, che segue i 2 miliardi di euro stanziati per la conversione della fabbrica di Colonia, prevede "un contributo in conto capitale per ridurre il debito degli stabilimenti Ford" e ulteriori fondi "per un piano aziendale pluriennale volto a sostenere gli sforzi di ristrutturazione in corso". Si tratta del progetto di riorganizzazione annunciato lo scorso autunno e incentrato sul taglio di 4 mila posti di lavoro in Europa, di cui 2.900 in Germania, e sulla riduzione della produzione dell'Explorer e della Capri nell'impianto renano per colpa del rallentamento delle vendite di Bev nel Vecchio Continente.

Nessun addio all'Europa. Tra l'altro, la Ford ha annunciato un importante novità che lascia aperte le porte anche a un disimpegno dall'Europa. Il nuovo finanziamento "allinea" il sostegno della Casa di Dearborn a quello delle altre filiali in tutto il mondo e, soprattutto, "sostituisce la lettera di patronaggio del 2006" che la obbliga a pagare i debiti della Ford-Werke in caso di inadempienze. In sostanza, la Ford non intende più farsi carico delle perdite della sua filiale, appesantita da oltre 5 miliardi di debiti, ma si impegna comunque a a rafforzarla nei prossimi quattro anni nella speranza di rimetterla in carreggiata. Per il momento, è comunque escluso un addio all'Europa sulla falsariga di quanto deciso dalla General Motors con la cessione della Opel. Il vice-presidente John Lawler, in un'intervista al Financial Times, ha sì avvertito di altre "decisioni difficili" in arrivo nel tentativo di rilanciare il business europeo, ma ha anche escluso un ritiro dal continente, quantomeno nel breve termine. "Non dobbiamo essere disfattisti, ma definire un percorso e capire come renderlo fattibile, ed è ciò che intendiamo fare", ha affermato il manager. "Non credo che nessuna filiale debba essere lasciata sola, ma dobbiamo continuare a lavorare sulla riduzione dei costi".
Le richieste a Bruxelles. Dunque, nei prossimi anni l'Ovale Blu punterà l'attenzione sulla semplificazione delle strutture e su un aumento dell'efficienza, il che non esclude ulteriori conseguenze sulla forza lavoro o sulla rete produttiva. Sembra l'unico modo per rilanciare un business messo a dura prova da strategie di elettrificazione finora inefficaci. L'anno scorso, la divisione per le elettriche "Ford Model e" ha perso 5 miliardi di dollari e i vertici aziendali non prevedono di raggiungere il break even operativo prima della fine del decennio e comunque solo dopo il lancio, nel 2027, della nuova piattaforma per le Bev destinata a tagliare pesantemente i costi di produzione. Lawler ha ammesso che la transizione elettrica "non è semplicemente andata avanti così rapidamente come tutti si aspettavano" e la questione "richiederà decisioni difficili". Il dirigente ha quindi sollecitato Bruxelles a fare di più per la mobilità elettrica, a partire da maggiori incentivi per frenare il declino delle vendite in importanti mercati come quello tedesco: "Abbiamo tutti un'ampia offerta di veicoli elettrici sul mercato. È una questione di domanda", ha detto Lawler. "Dobbiamo iniziare ad affrontare la causa principale" del rallentamento delle vendite. "Con il nuovo finanziamento, la Ford è chiaramente impegnata nei confronti del suo business europeo. Allo stesso tempo, però, è essenziale che tutte le parti interessate - industria, responsabili politici, sindacati e parti sociali - collaborino per garantire il futuro del settore continentale. In particolare, abbiamo bisogno di un'agenda politica chiara che promuova la diffusione delle elettriche e allinei la domanda dei consumatori agli obiettivi europei in materia di emissioni".
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