Proseguono in tutti gli Stati Uniti le manifestazioni contro la Tesla e contro Elon Musk, in particolare contro i tagli indiscriminati al personale federale e ai programmi di assistenza fatti dal "Doge". Nel fine settimana, ad Austin (Texas), dove si trova la sede centrale della Tesla, sono stati ritrovati dispositivi “incendiari” presso un concessionario della Casa. Sul posto sono intervenuti gli artificieri, che hanno recuperato gli ordigni senza incidenti.
Interviene l’FBI. Il direttore del Federal Bureau of Investigation, Kash Patel, ha scritto in un post su 𝕏, il social network di Musk, che l’FBI “sta indagando sull’aumento di attività violenta nei confronti della Tesla, e negli ultimi giorni ha compiuto passi avanti per coordinare la nostra risposta e reprimere queste azioni. Questo è terrorismo interno. I responsabili saranno perseguiti, catturati e consegnati alla giustizia”.
Trump ne ha già comprate due. Il presidente Donald Trump è stato il primo a definire gli attacchi alla Tesla come atti di terrorismo interno, nel corso del megaspot per Elon Musk nel cortile della Casa Bianca, trasformato per un pomeriggio nel piazzale di un autosalone. Il tycoon ha espresso solidarietà concreta a Musk acquistando una Model S per sé e un Cybertruck per sua nipote.
Rischio escalation. Fino a questo momento, l’unico attacco alle persone è stato perpetrato da un cittadino della Florida che, con la sua auto, si è diretto verso un gruppo di protestanti davanti a un concessionario Tesla con l’obiettivo di investirli. Non ci sono stati feriti, ma l’uomo è attualmente in stato di fermo presso la prigione di Palm Beach con l’accusa di "aggressione aggravata con un’arma letale senza intenti omicidi".
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