Le tensioni commerciali scatenate dalle politiche protezionistiche di Donald Trump continuano a scompaginare le strategie dei costruttori. Stellantis, per esempio, ha deciso di cancellare completamente le previsioni finanziarie per il 2025: una scelta esplicitamente imputata alla crescente incertezza generata dalle tariffe doganali della Casa Bianca e dei frequenti dietrofront del presidente.
Guidance sospensa. "L'azienda sospende la guidance finanziaria per il 2025 a causa delle incertezze legate alle tariffe doganali", spiega Stellantis nel comunicato sui risultati commerciali del primo trimestre, sottolineando come si stia "impegnando a fondo con le autorità politiche" per risolvere la questione dei dazi e, al contempo, stia "adottando misure per ridurne gli impatti". Dunque, non sono più valide le previsioni fornite in occasione della pubblicazione dei conti del 2024, ovvero crescita "positiva" dei ricavi netti, un margine operativo "mid-single digit", ossia intorno al 5% e un flusso di cassa industriale "positivo". Del resto, il gruppo si è posto l'obiettivo di "proteggere" le attività aziendali e pertanto il dialogo con le istituzioni governative competenti è volto a "facilitare l’implementazione e l’evoluzione informata dei provvedimenti". "Allo stesso tempo, il management si sta attivando per adeguare i piani di produzione e individuare opportunità per migliorare gli approvvigionamenti", prosegue la nota.
Il dati trimestrali. Quanto ai risultati dei primi tre mesi dell'anno, Stellantis ha registrato ricavi netti per 35,8 miliardi di euro, il 14% in meno rispetto al pari periodo dell'anno a causa, soprattutto, della flessione dei volumi, del "mix geografico sfavorevole" e della "normalizzazione dei prezzi". Sul fronte commerciale, infatti, le consegne consolidate sono scese del 9% a 1,217 milioni: la causa del calo è legata "principalmente a una minore produzione in Nord America, dovuta a un prolungato periodo di inattività durante le vacanze di gennaio, nonché all’impatto delle transizioni del portafoglio prodotti e alla diminuzione dei volumi di Lcv nell’Europa allargata".
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