La futura versione di serie della Infiniti Etherea, la compatta a cinque porte a trazione anteriore presentata in veste di concept car allo scorso Salone di Ginevra, sarà realizzata sulla nuova piattaforma della Mercedes Classe B. L'hanno confermato pochi minuti fa a Francoforte, in una tavola rotonda a inviti, i numeri uno di Daimler e del Gruppo Renault-Nissan, Dieter Zetsche e Carlos Ghosn.
In cerca di una fabbrica. L'Infiniti Etherea, della quale vi proponiamo un video esclusivo con la concept in azione, non sarà tuttavia costruita in Giappone, a causa dello yen forte: le linee di montaggio verranno allestite in un impianto disponibile fra quelli di proprietà della Daimler o della Nissan. Per certo, ha detto Zetsche, non in Ungheria, dove si produce la Classe B: la fabbrica ha già raggiunto la massima capacità produttiva. La sensazione è che questa presunta incertezza celasse un implicito invito, ai Paesi con impianti disponibili, a farsi avanti.
L'accordo del 2010. A giudicare dalle dichiarazioni e dagli atteggiamenti, si direbbe che l'alleanza tra la Casa tedesca e il Gruppo franco-giapponese vada ben oltre i propositi iniziali. Ricordiamo che lo scorso anno, i due colossi dell'auto avevano siglato un'intesa per lo sviluppo comune delle future Smart fortwo e Renault Twingo, più alcuni veicoli commerciali.
Elettriche. La produzione delle fortwo e Twingo prenderà il via nel 2014 in Slovacchia. Entrambe le citycar avranno una versione elettrica, anch'essa realizzata insieme: la Renault fornirà il motore elettrico, mentre la Daimler si occuperà dello sviluppo delle batterie.
Piani futuri. A conferma della collaboratività fra i due gruppi, si viene a sapere che non è escluso che per le prossime ammiraglie francesi si faccia ricorso a componenti Mercedes. E che sulle Infiniti saranno montati i V6 turbodiesel e i quattro cilindri a benzina made in Stoccarda. L'intesa è evidentemente forte e, sebbene sia stato smentito uno scambio azionario, i due gruppi si considerano già i numeri uno al mondo per le potenzialità complessive dei loro rispettivi centri di ricerca e sviluppo.
Massimo Nascimbene e Carlo Di Giusto
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