Dopo aver ribassato le proprie stime sulle vendite annuali di auto in Italia, l'Unrae torna a chiedere al governo che vengano definite nuove strategie per accompagnare la transizione energetica del settore automotive. In particolare, l'Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri chiede che i 240 milioni di euro di fondi residui degli incentivi auto vengano ricollocati nella fascia 0-20 g/km di CO2, così da infondere una nuova spinta alle vendite di auto elettriche e ibride plug-in.
Serve un piano strategico. Il presidente dell'Unrae, Michele Crisci, ha infatti ribadito “la necessità di scelte cruciali per supportare la transizione energetica, a partire dal recupero di ulteriori 250 milioni di euro (parte del miliardo previsto per il 2025) sottratti dal DL Coesione, l’eliminazione del price cap per le auto della fascia 0-20 g/Km o, in alternativa, la sua equiparazione a quello della fascia 21-60 g/Km. Queste iniziative devono far parte di un più ampio piano strategico triennale per il 2025, 2026 e 2027”. L'associazione ha inoltre sottolineato come sia necessario riformare la deducibilità dei costi e la detraibilità dell'Iva per le auto aziendali, riparametrandole a seconda delle emissioni di CO2 e riducendo al contempo il periodo di ammortamento a tre anni. “Riteniamo fondamentale – prosegue Crisci – che vengano convocati al più presto i Tavoli interministeriali dedicati alla fiscalità del settore automotive per rilanciare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il contributo che possono offrire, attraverso il rapido ricambio dei veicoli aziendali, nell’accelerare il rinnovo del parco circolante e nel promuovere la sostenibilità ambientale e la sicurezza stradale.”
Grave difficoltà. A fare eco a Crisci c'è anche Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor: "I dati di agosto confermano la situazione di grave difficoltà per il mercato dell’auto italiano che appare penalizzato dai forti aumenti dei prezzi delle auto e da una transizione energetica che si rivela sempre più difficile. Magra consolazione per gli italiani è il fatto che difficoltà analoghe incontrano gli automobilisti degli altri paesi dell’Unione Europea. È del tutto evidente che occorre rivedere la politica per l’auto, non solo a livello nazionale, ma anche a livello di Unione Europea". Anche Secondo Massimo Artusi, presidente di Federauto, "resta centrale la revisione strutturale della fiscalità per le auto aziendali, un’azione di politica economica oramai non più procrastinabile che avrebbe effetti positivi sia sul lato ambientale che della sicurezza stradale, con una maggiore capacità di ringiovanimento del parco circolante. Inoltre, l’auspicio è che la nuova Commissione europea possa davvero porre il settore automotive al centro di un dibattito condiviso superando la logica di una politica a senso unico che ha dimostrato finora tutti i suoi limiti e dando, invece, spazio anche alle riflessioni degli operatori della distribuzione che ogni giorno si confrontano con le imprese e i cittadini riuscendo ad intercettarne e soddisfarne le necessità e desideri di mobilità. In gioco c’è la competitività di tante imprese". Roberto Vavassori, presidente dell'Anfia, parla anche dei finanziamenti e della situazione economica del Paese: "L'onda lunga dell'inflazione unitamente ai tassi di interesse ancora elevati per finanziare l'acquisto di un nuovo veicolo pesano negativamente sul desiderio dei consumatori di cambiare vettura, come conferma anche il calo registrato sia a luglio che ad agosto (da -69,9 a -70,5) dall’indice Istat relativo all’opportunità attuale all’acquisto di beni durevoli, tra cui l’automobile e la contrazione riportata nel mese dalle transazioni relative ai veicoli usati. Siamo di fronte ad un insieme di fattori che ci distanziano, quindi, dagli ambiziosi obiettivi - dichiarati anche recentemente nel Pniec - necessari a raggiungere i target europei di decarbonizzazione della mobilità".
C'è anche della strategia? Laura Gobbini, Project Management & Data Analyst di Dataforce Italia, ha esposto i propri dubbi sul fatto che le Case possano aver deciso di contenere le vendite per poi ripartire a tutta forza a settembre. “Apparentemente il mese di agosto è stata una débâcle completa, ma un’analisi più attenta del trend degli ultimi tre mesi mostra che le auto chiudono in rialzo del 4,5% e i veicoli commerciali leggeri in sostanziale parità. Forse che Case ed Operatori abbiano fatto due conti prima di andare in ferie e deciso di non sparare troppe cartucce in un mese storicamente poco significativo sul risultato dell’anno? Certo è che se le vetture tengono più o meno il passo (nei prossimi mesi arriveranno altre immatricolazioni incentivate dato che le prenotazioni fatte a giugno valgono nove mesi), per i veicoli commerciali si può cominciare a parlare di stallo: le continue giravolte sul cosiddetto 'green deal' e le notizie contrastanti sugli investimenti che arrivano dagli OEMs stanno solo confondendo sempre più chi deve ampliare o rinnovare la fotta di commerciali inducendo una paralisi quasi totale del mercato”.
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