Con una crescita del 47% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e una flotta circolante di 1,3 milioni di veicoli, il settore del noleggio traina la diffusione dei modelli a basse o zero emissioni e si attesta sul 33% delle immatricolazioni nel primo semestre dell’anno, pari a 308.950 unità. È ciò che scaturisce dall’analisi dei dati dei primi sei mesi del 2023 condotta dall’Aniasa, l’Associazione nazionale dell’industria dell’autonoleggio, della sharing mobility e dell’automotive digital, che coglie l’occasione per riaffermare come uno dei pochi settori in piena salute del mercato sia ancora in attesa di un alleggerimento fiscale che avvicini i costi di mobilità a quelli degli altri Paesi europei. Non solo: secondo la nota diffusa oggi, un veicolo nuovo su tre è a noleggio, ma il segmento contribuisce in misura sostanziale alla diffusione delle motorizzazioni a basse o zero emissioni locali, detenendo quote rispettivamente del 63 e del 34 percento rispettivamente. Del milione e 300mila veicoli circolanti riferibili ad attività di noleggio, quasi 1,2 sono destinati alla locazione a lungo termine, e 135 mila al breve, per attività sia turistiche, sia di lavoro. Sempre secondo l’Anisasa, la clientela del long term è rappresentata per il 76% da aziende, per il 14% da privati con o senza partita Iva e per il 10% dalle pubbliche amministrazioni.
Spingere sull’acceleratore. Nella locazione a breve termine resta ancora da recuperare quasi il 18% rispetto alla quota di veicoli noleggiati nel 2019, prima della pandemia e della crisi di approvvigionamento, ma a indicare il progressivo riavvicinamento alla normalità contribuiscono l’ulteriore riduzione dei prezzi (-9,4% sul 2022), il volume del giro d’affari (+21% sul 2019), i giorni di noleggio (+4%), la flotta (+1%) e le durate (+26%). L’occasione per spingere sull’acceleratore della mobilità pay-per-use, secondo il presidente di Aniasa Alberto Viano, “è offerta dalla imminente Legge di Bilancio che, riprendendo anche quanto previsto dalla legge delega fiscale, potrebbe finalmente alleggerire la pressione tributaria sulla mobilità delle aziende italiane, aumentando il livello di deducibilità dei costi connessi alle auto a bassissime o zero emissioni. Un risultato, atteso da anni, che porrebbe le imprese nazionali sullo stesso livello delle loro competitor europee, azzerando il gap sofferto su questa importante voce di costo”.
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