Lamborghini Huracán Super Trofeo, Finali Mondiali di Imola, novembre 2017. C’è forte emozione nel provare la nuova evoluzione della Huracán per il monomarca, certo; ma pure una rivelazione: per capire fino in fondo una Lamborghini stradale dovresti poter guidare quella da corsa, perché al limite - con le differenze nei materiali del caso - vanno allo stesso modo. Notevole. Le Lamborghini moderne, in effetti, sono tutte straveloci, perché la loro tecnica (voluta da Maurizio Reggiani, capo ricerca e sviluppo della Casa) e la loro messa a punto, affinata ufficialmente da Giorgio Sanna fino al 2009 - da allora responsabile del Motorsport del Toro - sono passate dalle stesse mani.
Spinta (a terra) che impressiona. Questa liaison tra mondo reale e motorsport mi è finalmente chiara e lampante, fra le 22 mitologiche curve che compongono il tracciato di Imola, guidando la Huracán Evo, assaggio dell’evoluzione dell’attuale Huracán impegnata nel Super Trofeo: questo monomarca di stralusso è diviso in quattro campionati (North America, Europe, Middle East e Asia) e tra oggi e domani (18 e 19 novembre 2017, ndr) si svolgeranno le Finali Mondiali che determineranno i campioni dei campioni del 2017. Ma ora è meglio non distrarsi, che alla staccata del Tamburello mancano a malapena 300 metri… impressionante. O meglio: poter frenare questo Shrek made in Sant’Agata (1.270 kg, oltre 120 meno dalla Huracán 580/2 da cui deriva) stracarico di aerodinamica (poco più di 700 kg!) è impressionante. Tra le mani ho il volante con tutti i pulsanti racing del caso (radio, flash, pit, wipe e via dicendo); soprattutto ci sono i due manettini per intervenire su immediatezza dell’intervento - e relativa consistenza - di Abs e Traction; elementi chiave per riuscire a creare la giusta alchimia tra la guida e le piste, in funzione di consumo gomme, carico benzina, stato della gara e molte altre variabili, piede compreso.
Parola al pilota. Alla ricerca di lumi e dritte sul mostro verde, avevo scambiato due chiacchiere con Riccardo Agostini - già campione italiano di F.3 nel 2012 e vincitore della Carrera Cup nel 2015, che quest’anno s’è aggiudicato il Super Trofeo North America 2017 - chiedendogli un paio di caratteristiche su questa Huracán: “Guarda, si tratta di un ottimo entry level per i piloti che approcciano al motorsport, ma è anche una gran bella macchina per chi è già professionista. È chiaro che i ‘pro’ si adattano un po’ più velocemente degli ‘am’, ma c’è da dire che osservando lo schieramento ci sono tanti amatori e quindi credo sia un’auto giusta per dare delle buone basi a chi ha intenzione di proseguire nel mondo del motorsport”. Quindi? “Tecnicamente e sportivamente il Super Trofeo è un campionato molto bello”. Sì, ma io ho bisogno di una dritta… “L’arma più utile è quella di essere più costante possibile, cercando di evitare gli errori”… Grazie Riccardo per le tue ottime parole, che però non mi aiutano a trovare il coraggio di tenere giù il piede verso la Rivazza! Anche in questo caso, l’impressionante efficacia della frenata è accompagnata da un inserimento incredibile e preciso. Come solo quello delle auto da corsa messe giù bene può essere.
Stradale vs racer. Nonostante le straordinarie prestazioni di cui quest’auto è capace, la Super Trofeo EVO si rivela estremamente comunicativa. Ho imparato a conoscerla seguendo Marco Mapelli che mi ha fatto da lead car con una Huracán Performante. Nei giri in cui l’ho seguito è stato divertente osservare come l’auto che fino a pochi mesi fa deteneva il record al Ring (siglato, peraltro, proprio dal piedone che mi ritrovo davanti) dovesse faticar sette camicie per non farsi sbranare dal mio Shrek a quattro ruote, appena solleticato dai 670 CV che aveva nel mirino. Nonostante me alla guida. Nonostante anche dopo aver cominciato a capirne il potenziale, avessi margini di miglioramento nell’ordine di grandezza dei… molti secondi! Curiosità: sapete che differenza di tempo sul giro secco a Imola c’è tra le auto a parità di pilota (sempre Mapelli)? Oltre 14 secondi: 1’54” per la Performante contro l’1’40” della Super Trofeo EVO. Ancora una volta, impressionante. In effetti, praticamente ogni modifica di quest’ultima Huracán da corsa rispetto alla precedente versione è volta a rendere più confidenziale la sua guida, andando incontro proprio alle esigenze dei gentleman: l’aerodinamica (curata dalla Dallara) non è stata spinta semplicemente alla ricerca della maggior deportanza, quanto alla ricerca del minor ‘drag’ (-8%), col risultato che l’auto è più veloce in rettilineo, accelera meglio ed è più stabile grazie alla pinna posteriore (primizia nel mondo delle granturismo).
Dettagli al top. Ogni pannello della carrozzeria è stato ridisegnato con lo sguardo alla funzione aerodinamica (ciò nonostante i nuovi parafanghi piatti sono pure molto belli). Con la stessa ottica, anche l’elettronica è stata ottimizzata e, in generale, tutta l’auto strizza l’occhio al divertimento e alla sicurezza (il nuovo tetto apribile, per esempio, è utile in caso di incidente ed è un accorgimento che deriva dall’esperienza della Lamborghini nella categoria GT3). Aumentano i giri, cresce la confidenza. Ora sì che mi sentirei pronto per uno o due hotlap, anche se qualche persona illuminata capisce che è il momento di farmi scendere, darmi un bel sorso d’acqua e dare spazio alle gare delle Finali Mondiali. Vincerà l’ottimo Riccardo Agostini in tandem con Trent Hindman. Gente che dalle Huracán del Super Trofeo ha imparato a spremere quel qualcosa in più. Oltre la meccanica e oltre la fisica c’è sempre e solo il talento.
(Testo ripreso da TopGear n. 123, febbraio 2018)
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