"Entro gennaio porterò in Consiglio dei ministri un pacchetto di norme sulla giustizia che conterrà anche l'introduzione del reato di omicidio stradale", ha annunciato il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, in un'intervista al Tg5. Si tratta di "gravi reati, le vittime devono avere la giustizia che meritano". Come un fiume carsico, che talvolta torna in superficie, la proposta di introdurre nel codice penale italiano il reato di omicidio stradale ogni tanto fa capolino nelle cronache politiche. Dipende, in genere da quanti incidenti stradali sono provocati da guidatori in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, dalla macabra contabilità dei morti.
Nel 2011 si sbilanciarono Nitto Palma e Maroni. E così capita che il ministro di turno si sbilanci. Era accaduto due anni e mezzo fa, quando l'allora titolare della giustizia, Francesco Nitto Palma, durante il tradizionale incontro con le Forze dell'ordine nel giorno di ferragosto del 2011, disse, a proposito dell'omicidio stradale: "È una vera e propria necessità che venga considerato come una forma autonoma di reato, che venga riconosciuta la flagranza differita che consenta l'arresto di chi si macchia di questo particolare reato". Addirittura il collega degli Interni, Roberto Maroni, ventilò l'ipotesi di intervenire per decreto. Non se ne fece nulla.
L'anno scorso fu la volta di Passera. Poco meno di un anno fa fu la volta dell'allora titolare delle Infrastrutture, Corrado Passera. Nel corso di un'audizione in commissione Trasporti alla Camera, parlando della delega al Governo per la riforma del Codice della strada, l'ex banchiere disse: "la sostanziale impunità di chi uccide sotto l'effetto dell'alcol o droghe non può essere tollerata. È inaccettabile socialmente che chi uccide poi ritorni a casa". Non se ne fece nulla.
Le proposte già sul tappeto. Per completezza dell'informazione, va ricordato che circa tre anni fa l'Associazione Lorenzo Guarnieri di Firenze aveva presentato una proposta di legge di iniziativa popolare, che finora ha raccolto quasi 76 mila firme, che prevede fino a 18 anni di pena per chi uccide una persona guidando ubriaco. Che nel 2010 era stata presentata una proposta di legge di iniziativa parlamentare, primo firmatario l'allora vicecapogruppo dell'Idv Antonio Borghesi, ancora più severa: fino a 20 anni di carcere. Che nel 2011 un progetto di legge delega al governo per la riforma del codice della strada, presentato dall'allora presidente della commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci, prevedeva una pena fino a 18 anni. Che, infine, una proposta dell'associazione nazionale vittime della strada, prevedeva fino a 14 anni di reclusione. Tutto è rimasto sulla carta.
Mario Rossi
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