Che Dakar sarà, quella del 2023 ormai alle porte? Dura come sempre, forse anche di più; diversa, perché il Paese che la ospita rimane lo stesso delle ultime tre edizioni, ma gli organizzatori sono andati a scovare un’area nuova e disabitata dell’Arabia Saudita, l’Empty quarter del nome quanto mai significativo; combattuta, ché ad ambire al successo finale sono almeno quattro team, con vetture di primissimo piano. Le premesse per un evento di rilievo, dunque, ci sono tutte.
Il percorso. La sfida prende il via il 31 dicembre con il tradizionale prologo; poi, i concorrenti affronteranno 8.549 chilometri di gara, dei quali 4.700 di prove speciali (14 in tutto), andando da una costa all’altra - dal Mar Rosso al Golfo Persico - e scoprendo le coste del secondo dopo quattro giorni di viaggio attraverso l’area più spopolata del Paese. Il programma prevede tappe con base ad Ha’il, un giorno di riposo a Riyadh (il 9 gennaio) e l’arrivo il 15 gennaio a Dammam. In mezzo, molte dune e molta sabbia, amata dai dakariani, e prove marathon su due giorni, durante i quali non è ammessa l’assistenza tecnica dei team. Il regolamento ha previsto un premio di compensazione in secondi per i vincitori di tappa, costretti il giorno successivo a partire per primi, con gli svantaggi che ne conseguono.
La sfida dell’Audi. La Casa tedesca torna all’assalto della maratona africana per il secondo anno, dopo aver sperimentato la propria anticonvenzionale vettura nel 2022: la RS Q e-tron, che merita un approfondimento ulteriore per la sua originalità, si presenta nella versione affinata E2, alimentata con carburante rinnovabile. L’auto è dotata di due MGU (motor generator unit) elettrici (uno per asse), deputati alla trazione, e di un motore endotermico che funge da generatore, contribuendo alla ricarica della batteria ad alto voltaggio. Questo propulsore è un 2.0 TFSI, derivato da quello che la Casa impiegava nel Dtm, e per la prima volta è alimentato con un biocarburante rinnovabile a base di residui vegetali (privi, quindi, d’impatto sulla filiera alimentare) che permette di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 60% rispetto a quelle di un tradizionale combustibile da competizione. Di alto profilo gli equipaggi che porteranno in gara la vettura: i soli Peterhansel e Sainz, che divideranno gli abitacoli rispettivamente con Boulanger e Cruz, hanno vinto in totale 17 edizioni della gara (il primo, sei in moto). La squadra è completata dalla coppia Ekstrom-Bergkvist.
Toyota, grande rivale. Il pick-up giapponese ha tutte le carte in regola per proporsi tra i favoriti, difendendo così il primato conquistato già nella scorsa edizione. Il team Toyota Gazoo Racing ha lavorato per affinare ulteriormente le caratteristiche dell'Hilux da competizione, lavorando su differenziali e sospensioni, delle quali sono stati rinforzati i bracci trasversali. Nuove sono anche la configurazione degli ammortizzatori, il software di gestione del propulsore e le caratteristiche delle cambiate; qualche vantaggio deriverà dai cambiamenti regolamentari introdotti dalla Fia, che ha modificato il balance of performance fra le diverse soluzioni tecniche. Il team ufficiale schiererà il vincitore del 2022 (e di altre tre edizioni) Nasser al-Attiyah, in coppia con Mathieu Baumel, e gli equipaggi de Villiers-Murphy e Lategan-Cummings. La Toyota sarà presente anche con sette Hilux iscritte privatamente alla gara e una Land Cruiser 300 GR Sport.
L’outsider BRX. Da non sottovalutare è il team BRX, cioè il Bahrain Raid Xtreme che porta in gara la vettura sviluppata dalla Prodrive per questo tipo di gare, battezzata Hunter: il team è infatti reduce dalla vittoria ottenuta con Chicerit e Winocq al Rally del Marocco 2022, sorta di prova generale della Dakar (alla quale le Audi hanno partecipato fuori classifica, non avendo ottenuto l’omologazione necessaria). L’auto sviluppata dalla squadra di Dave Richards, che monta un V6 3.5 biturbo a sua volta alimentato da biofuel con 400 CV (limitati dal regolamento), è stata modificata con l’adozione, concessa dalle nuove norme, di cerchi da 17” e gomme da 37”, cui si aggiungono una carreggiata più larga e un’escursione delle sospensioni aumentata di 70 mm (da 280 a 350). Il design della vettura porta la firma prestigiosa dell’ex Jaguar Ian Callum, come altrettanto prestigiosi sono i piloti che la guideranno: Sébastien Loeb, Orlando Terranova e Guerlain Chicerit. Purtroppo, è invece assente Nani Roma, inizialmente iscritto alla gara, ripresosi dalla grave malattia che lo ha colpito e dalle relative terapie, ma non ancora sufficientemente in forma per affrontare una competizione così impegnativa.
Le Mini, infine. Il team X-Raid vanta un palmarès invidiabile alla Dakar, avendo portato le proprie Mini (anche nella versione buggy) alla vittoria in ben sei edizioni. A quella del 2023 si presenta con un’evoluzione della sua John Cooper Works da rallyraid, battezzata Plus e a sua volta alimentata da un combustibile ricavato da scarti vegetali e bottiglie di plastica. Basata sulla versione precedente, la vettura ha un passo più lungo, carreggiate più larghe e una maggiore escursione delle sospensioni; modifiche hanno riguardato anche la configurazione aerodinamica, per migliorare il raffreddamento dei freni e degli ammortizzatori. A guidare le JCW Plus del team X-raid saranno Kuba Przygonski e Sebastian Halpern; con le JCW Buggy saranno invece in gara Denis Krotov e Kalid al-Qassimi.
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