L'ottima accoglienza ricevuta dalla "Captiva", ha più di una giustificazione. Molto di questo successo a prima vista si deve al design, per una volta davvero calibrato sui gusti europei. Del resto, la "Captiva" presto dovrà confrontarsi anche con la sua gemella "Antara" con l'europeissimo marchio Opel sulla mascherina.

Le abbondanti dimensioni esterne hanno permesso ai progettisti di realizzare un abitacolo generoso. In cinque si viaggia bene e con tanto spazio anche nel bagagliaio che però si riduce a poca cosa, se si fa "emergere" dal vano la terza fila di sedili: due posti in più, peraltro non particolarmente confortevoli e accessibili soltanto ripiegando il divano centrale (diviso in due parti asimmetriche). La massima disponibilità di carico si ottiene piegando in avanti lo schienale del sedile anteriore destro, dopo avere abbattuto completamente i sedili della fila centrale e posteriore. Quella minima, con tutti e sette i posti occupati. Nel mezzo si può scegliere fra molteplici configurazioni in base al numero di persone e/o di bagagli. In ogni caso non occorre mai asportare i sedili, ma bastano poche semplici manovre per trasformare l'abitacolo secondo le necessità.

Su strada il comportamento della "Captiva" è decisamente gradevole, sia quando si marcia a velocità costante in autostrada sia quando la si impegna su percorsi un po' più movimentati, e persino quando la strada comincia a salire. Sorprendente la generosità del quattro cilindri turbodiesel da 150 CV, in grado di conferire, oltre a un'inattesa brillantezza (lo testimoniano la velocità massima e i tempi staccati in accelerazione) una scorrevolezza fuori del comune. E tutto ciò nonostante la cilindrata di due litri, che potrebbe sembrare piccola soprattutto in relazione alla non trascurabile stazza della Chevrolet (oltre due tonnellate in condizioni di prova).

Senz?altro aiuta il buon accordo col cambio, un cinque marce senza una particolare vocazione sportiva, ma nemmeno penalizzato da eccessive resistenze nell'uso veloce. Per chi non vuole nemmeno porsi il problema c'è l'alternativa, che noi consigliamo, della trasmissione automatica (optional a 1500 euro). Anch'essa a cinque marce, del tipo tradizionale con convertitore di coppia e con la possibilità di selezionare manualmente i rapporti con brevi movimenti della leva avanti e indietro.

Non dimentichiamo poi, se parliamo di aderenza, che ci troviamo al volante di una trazione integrale. Un sistema "quattro per quattro" soft, senza particolari ambizioni quindi nella guida off road, capace però di esaltare tenuta di strada e sicurezza di marcia, soprattutto quando lavora in coppia con l'Esp, che include tra le sue funzioni anche un efficace sistema antiribaltamento, problema sempre ben presente ai progettisti di veicoli a baricentro alto. La "Captiva" non promette grandi risparmi di combustibile, bisogna accontentarsi di percorrere in media dieci chilometri con un litro di gasolio. Più o meno come le dirette concorrenti.