Finalmente è arrivata una coupé italiana di alto profilo, senza complessi di inferiorità: il design, firmato Giugiaro, è affascinante, l'autotelaio, appositamente studiato per il piacere di guidare, ha il pregio di esaltare il comportamento stradale, e i motori, tecnologicamente all'avanguardia, dispongono di coppia e potenza in abbondanza. La piattaforma su cui è stata progettata è la stessa della "159", ma con il passo accorciato di diciassette centimetri e, di conseguenza, con qualche chilogrammo di lamiera in meno.

Ciò ha senz'altro influito sul temperamento della "Brera", rendendola ancora più docile e maneggevole della sorella maggiore, che già aveva mostrato un feeling con l'asfalto finora sconosciuto a una trazione anteriore. Col vantaggio, da sempre una prerogativa delle "tutt'avanti", di essere intuitiva e più facile da guidare rispetto a una trazione posteriore.

Per domare la "Brera" non occorre davvero essere dei "manici" tra i cordoli di una pista, anche se il suo comportamento vivace invita ad osare di più, ad andare oltre i limiti, davvero elevati nel caso della coupé Alfa. Questione di fiducia, quella fiducia che la coupé di Arese riesce a conquistarsi al primo contatto, complici le reazioni sincere, sempre progressive, mai brusche o imprevedibili. Tutto merito del gran lavoro dedicato alla progettazione delle sospensioni, che prevede un sofisticato schema a quadrilatero davanti e un non meno raffinato multilink per il retrotreno.

I cavalli da "domare" non mancano al nuovo quattro cilindri a iniezione diretta, accoppiato a un cambio manuale a sei marce, che ben interpreta lo spirito del "2200" Alfa. Basta mettere in moto per rendersene conto. La spinta non è di quelle che fanno mancare il respiro e schiacciano il conducente contro il sedile avvolgente, ma la risposta del cronometro non delude, anzi è incoraggiante per un'aspirata.

Il "2200" non è prontissimo in basso, ma si esibisce in un'eccellente progressione oltre i 3000 giri, accennando un calo di spinta soltanto poco prima della zona rossa e dell'intervento del limitatore. A basso regime bisogna darsi da fare di più col cambio per mantenere la grinta di quando gira in alto, ma la rapidità nella selezione delle marce e la manovrabilità della leva, nonostante la corsa un po' lunghetta per il temperamento della vettura, compensano abbondantemente questo limite. Lo sterzo è ancora più gradevole del cambio. Diretto, preciso, molto progressivo, invita a guidare sportivamente, trasferendo al conducente grande sicurezza e una familiarità con i comandi davvero fuori del comune.