ll tre litri turbodiesel alloggiato nel vano motore della nuova "classe M" viene proposto con due livelli di potenza. Quello della "320 CDI", con una manciata di cavalli in più (224 contro i 190 della versione "280 CDI"), dispone anche di una ragguardevole coppia massima che, con la complicità del cambio automatico a sette marce (di serie), consente di riprendere con sorprendente facilità in tutte le situazioni. Basta un filo di gas per avere una pronta risposta del motore, capace anche di tirar fuori una buona grinta, quando si affonda il piede sull'acceleratore.

Il tutto con una fluidità di funzionamento esaltata dalla dolcezza e puntualità della selezione automatica dei rapporti. Scompare la classica leva del cambio sulla console centrale, sostituita da una levetta al volante per selezionare esclusivamente la marcia avanti o la retro. I cambi marcia manuali, invece, si attuano agendo sui pulsanti collocati dietro le razze del volante.

Migliora anche la guidabilità: lo sterzo è più diretto e preciso e le sospensioni (a ruote indipendenti su entrambi gli assi), concepite per seguire meglio il profilo dell'asfalto, assicurano alla sport utility tedesca una disinvoltura e un'agilità prima sconosciute. Sotto questo punto di vista non siamo ancora ai livelli della BMW "X5", ma le distanze fra le due prestigiose vetture si sono notevolmente ridotte.

La "classe M" non teme confronti, invece, quanto a confort, ulteriormente migliorato su questo nuovo modello. Ora, rispetto alla prima generazione, l'abitacolo è più comodo, più grande e raffinato. In sintesi "più Mercedes". La conferma arriva appena si prende posto al volante, si sfiorano le pregiate plastiche e i preziosi inserti della plancia, si accarezzano i rivestimenti dei sedili e si scoprono le numerose attenzioni riservate agli occupanti.

Di più. La vettura se la cava molto bene anche fuoristrada, soprattutto se la si equipaggia col pacchetto "Offroad Pro" che prevede le marce ridotte, i bloccaggi dei differenziali e le sospensioni regolabili in altezza.