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Incentivi 2022
Imprese escluse, rottamazione obbligatoria per la fascia più alta e stretta sui prezzi massimi

Incentivi 2022
Imprese escluse, rottamazione obbligatoria per la fascia più alta e stretta sui prezzi massimi
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È al rush finale la partita degli incentivi 2022, annunciati dal presidente del consiglio, Mario Draghi, il 18 febbraio e messi nero su bianco sulla Gazzetta Ufficiale l'1 marzo. La settimana appena iniziata dovrebbe essere quella della definitiva fissazione dei paletti prima della formale approvazione con Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm): rispetto alle ipotesi di due settimane fa, ha preso corpo, negli ultimi giorni, l’idea di destinare ai consumatori tutta la somma messa a disposizione dal governo per l’anno in corso, ossia 700 milioni, e una somma analoga anche nei prossimi anni. Alla riconversione ecologica dell’industria, dunque, non andrebbe nulla nel 2022 ma verranno destinati 300 dei mille milioni annui stanziati dallo Stato per il periodo compreso tra il 2023 e il 2030. Ovviamente questa ripartizione potrà sempre essere modificata con Dpcm in futuro.

Alle termiche vanno 170 milioni. Ciò premesso, i 700 milioni stanziati per il 2022 saranno così ripartiti: 250 alle auto che rientrano nella fascia di emissioni di anidride carbonica 0-20 g/km, ossia le elettriche; altrettanti alle vetture con CO2 compresa tra 21 e 60 g/km, ossia le ibride plug-in; 170 alla più ampia fascia 61-135, che comprende ibride full e mild, benzina e diesel. Gli ultimi 30 milioni, invece, saranno destinati ai ciclomotori e alle moto elettriche.

Solo privati e car sharing. Non solo. Per evitare un repentino esaurimento dei fondi, i ministeri coinvolti (Sviluppo Economico, Transizione ecologica, Economia e Finanze, Infrastrutture e mobilità sostenibile) sono orientati a introdurre due importanti novità. La prima riguarda la riserva alle persone fisiche. Dagli incentivi 2022, infatti, saranno esplicitamente escluse le persone giuridiche, ossia le aziende. Questo "divieto" avrà una sola eccezione: le imprese che operano nel car sharing, che però potranno acquistare solo veicoli con emissioni fino a 60 g/km e dovranno utilizzarli nelle flotte condivise per almeno 24 mesi. Non solo. Alle auto in car sharing è destinata solo una piccola parte delle risorse: il 5% dei fondi stanziati nelle fasce 0-20 e 21-60 g/km, quindi 12,5 + 12,5 milioni. Sulla riserva alle persone fisiche, tuttavia, si registra la contrarietà del ministero delle Infrastrutture, che vorrebbe destinare una parte delle risorse anche ai veicoli commerciali e industriali.

Obbligo di rottamazione solo per la fascia 61-135. L'esplicita riserva (con la sola eccezione citata sopra) alle persone fisiche farà venire meno l'obbligo generalizzato di rottamazione, ipotizzato inzialmente proprio con l'obiettivo di escludere le aziende. La demolizione, dunque, sarà limitata, come in passato, alla fascia di emissioni 61-135 g/km di CO2 e, altra novità rispetto al recente passato, non riguarderà più le auto immatricolate da almeno dieci anni, ma tutte le vetture con classe di emissione fino a Euro 5 che, lo ricordiamo, sono state in vendita fino al 31 agosto 2015. E a proposito di rottamazione, la vettura da avviare alla demolizione dovrà essere intestata all'acquirente di quella nuova o a un suo familiare convivente risultante da stato di famiglia da almeno 12 mesi.

Tetto di prezzo a 35 mila euro + Iva per le elettriche. Confermata anche l’ipotesi di abbassare il limite di prezzo di listino (compresi accessori a pagamento, ma escluse Iva, Ipt e messa su strada) delle auto che potranno accedere al contributo. Nonostante le resistenze di molti stakeholder, il governo è determinato a portare da 50 mila a 35 mila euro il prezzo massimo nella fascia 0-20, a scendere da 50 mila a 45 mila nella fascia 21-60 e ad abbassare da 40 mila a 35 mila quello della fascia 61-135. Queste soglie, come detto, non comprendono l’Iva, l’Ipt e la messa su strada. Se, come pare, fossero confermate, il prezzo d’acquisto di un’auto elettrica non dovrebbe superare, per ottenere il contributo statale, i 42.700 euro, accessori compresi. Cosa che escluderebbe, rispetto a prima, le Audi Q4 e-tron, gran parte degli allestimenti della BMW i3 e le BMW i4, alcune versioni della DS3 Crossback E-Tense, tutte le Ford Mustang Mach-E, alcune versioni della Hyundai Kona Electric e tutte le Ioniq 5, alcune versioni della Kia e-Soul e tutte le EV6, le Lexus UX300e, le Mercedes EQA ed EQB, alcune versioni della Nissan Leaf, quasi tutte le Renult Megane E-Tech, le Skoda Enyaq iV con l’eccezione della versione 50, la Tesla Model 3, le Volkswagen ID.4 e ID.5, le Volvo XC40 e C40 Recharge. Anche su questo punto, però, si registra la contrarietà del ministero delle Infrastrutture, che chiede di allineare i tetti di spesa delle fasce 0-20 e 21-60 g/km.

Bonus compresi tra 2 mila e 6 mila euro. Infine, i contributi. Lo schema, rispetto al passato, sarebbe ipersemplificato: 2.000 euro per la fascia 61-135 con rottamazione obbligatoria; 2.000 euro per le 21-60 e 4.000 euro per le 0-20 senza rottamazione, che salirebbero, rispettivamente, a 4.000 e 6.000 euro con la demolizione. La scomparsa del vecchio extrabonus trascinerà con sé l’obbligo di un contributo del dealer. Dunque, l’incentivo ci sarà, salvo sorprese dell'ultim'ora, a prescindere dallo sconto della Casa o della concessionaria.

Si parte ad aprile. Come accennato, quello appena descritto è solo l’ultimo schema ipotizzato dai tecnici e dai politici in questa non semplice partita. Solo in settimana se ne saprà di più. Improbabile, comunque, che l’operazione “Incentivi 2022” parta prima della fine di marzo. Solo dopo la definizione di tutti i paletti, infatti, il decreto sarà formalmente approvato dal governo. E solo dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale i tecnici metteranno mano alla piattaforma web che consentirà ai dealer di prenotare i singoli contributi, cosa che richiederà un tempo tecnico di alcuni giorni. Insomma, se ne riparlerà ad aprile.

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