Quando la vedi così di primo acchito, ci pensi e ti chiedi per prima cosa se sia una vera Clubman. Sì, no, forse, chi se ne importa: le sensazioni si rincorrono veloci, e la questione, lo capisci subito, si fa oziosa. Il fatto è uno e uno soltanto: la più estroversa delle Mini cambia direzione e vira secca verso una caratterizzazione forse meno originale, ma sicuramente più pragmatica e versatile, del modello che l'ha preceduta.
Le grandi aspettative commerciali della nuova Clubman. Stretta fra il successo clamoroso della Countryman e l'immagine fortissima della Hatch, la Mini "lunga" ha voltato pagina per non restare schiacciata tra le solidissime sorelle. Anzi, ha rilanciato, per liberarsi del personaggio di radical chic metropolitana che il destino e la dirigenza le avevano cucito addosso: la Clubman non si accontenta più di restare nella sua nicchia, e adesso cerca la svolta sul piano dei volumi di vendita.
Clubdoor addio, ma il portellone è ancora ad armadio. Sull'altare della normalizzazione, la Clubman ha sacrificato la sua volumetria insolita e soprattutto la Clubdoor, la portierina supplementare sulla fiancata destra: ora le porte sono cinque, come su tutte le macchine perbene. Anzi no: proseguendo il giro di perlustrazione - sorpresa - scopri che in realtà ce ne sono sei. In luogo del portellone classico è rimasta la doppia apertura ad armadio del bagagliaio: l'immancabile tocco di originalità che deve caratterizzare tutte le Mini alla fine si salva, in questo episodio come in tutti i precedenti.
Con Warming alla scoperta dell'ultima nata. Sarà diventata anche più adulta, dunque, ma la Clubman non ha perso lo spirito giocoso e giovanile del marchio: era proprio questa l'intenzione di Anders Warming, responsabile design della Mini, che dell'ultima concept è l'ideatore, e che ha accompagnato noi di Quattroruote nella sua scoperta in anteprima. "Anche se sei adulto, vuoi ancora divertirti e cerchi di circondarti di begli oggetti": la nuova Clubman, che diventerà presto un modello di serie, è tutta in questa affermazione del designer danese.
Pensata per i "fan" più maturi del marchio. A domanda diretta, Warming non ha esitazioni e riconosce di aver pensato, all'inizio del progetto, ai clienti del marchio, tra i più fidelizzati in assoluto nel panorama automobilistico. "Molti di loro sono cresciuti con la Mini e sentono la loro auto come un oggetto del tutto personale, a cui si sono nel tempo affezionati. In tanti, negli anni si sono "sistemati" e hanno messo su famiglia, ma vogliono ancora una Mini come auto propria, e questo è il modello per loro".
Non chiamatela station. Nella definizione dello stile, Warming ha inteso innanzi tutto evitare esiti banali, che non sarebbero stati in linea con lo spirito anticonvenzionale della Casa. Nei fatti, la nuova Clubman sarà la "station wagon" della Mini, tra di noi possiamo dircelo. Anders, però, la vede in maniera un po' diversa: "Il padiglione è leggermente spiovente: non troppo, perché non volevamo realizzare una sportiva, ma il giusto: per questo la definirei piuttosto una shooting brake".
Dimensioni in crescita. Poco più alta della Hatch, che presto sarà disponibile anche come cinque porte, la Clubman trasmette comunque la sensazione di essere una "grossa" Mini, anche rispetto alla vecchia versione: questa concept ha messo su centimetri soprattutto in larghezza e lunghezza, il suo passo, afferma Warming, è "significativamente superiore" e le ruote hanno dimensioni più importanti della precedente.
L'imperativo della diversificazione. La piattaforma, del resto, è la nuova Ukl II del Gruppo BMW, che consente ai progettisti una notevole libertà in fatto di dimensioni, grazie alla sua grande flessibilità. E che in futuro farà da base a un ulteriore ampliamento della gamma Mini: il comandamento, sempre più imperante per tutti i Costruttori, è quello di coprire il maggior numero di segmenti possibile. Perché se soddisfare i clienti affezionati è importante, conquistarne di nuovi è vitale.
Da Monaco di Baviera, Fabio Sciarra
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