Il genere è stato consacrato una quindicina d'anni fa dall'Audi che, piaccia o non piaccia, rimane maestra in questo tipo di realizzazioni. Non abbiamo certo intenzione di demolire l'Insignia in versione Country Tourer che stiamo guidando in questi giorni, ma questa Opel, di certo, è un pochino meno aggraziata di una A4 o di una A6 allroad. D'altra parte, trasformare una familiare "qualunque" nella station wagon del gentiluomo di campagna non è operazione stilisticamente semplice. Ma va bene così: si può anche partire tiepidi nei suoi confronti, ma alla fine l'Insignia ti convince. Seguiteci.
Day 1. Personalmente giudico riuscita la caratterizzazione estetica, con codolini, ben piantata sulle ruote con i grandi cerchi che ricordano quelle delle macchinine giocattolo Anni 70. Quest'Insignia a quattro ruote motrici ha l'altezza da terra giusta per rendere agevole l'accesso e la discesa dall'auto. Tra l'altro, alla Opel hanno pensato anche a dettagli che non sono poi così secondari: per esempio si può fare in modo che il portellone elettrico si apra in maniera più o meno ampia, per evitare di rovinare la carrozzeria sfregandola contro il soffitto del box. Un pulsante, inoltre, permette di regolare elettricamente l'altezza del sedile, mentre è più scomoda la levetta con la quale si modifica l'inclinazione dello schienale. Alla fine, si riesce comunque a trovare una posizione di guida ottimale, grazie all'ampia escursione del volante. Il cambio automatico con convertitore di coppia non ci ha convinto pienamente, né per la morbidezza degli innesti né per la tempestività e la precisione delle cambiate, e sono avvertibili eccessivi slittamenti e contraccolpi. Delle vetture recentemente guidate, dotate di cambio d'analoga tecnologia, per esempio, ci è piaciuto di più l'automatico Skyactive della Mazda6. L'Insignia in prova, superequipaggiata con, peraltro utili, dispositivi elettronici, permette di riflettere sull'involuzione che sta avendo l'interfaccia uomo-macchina oggi: non è accettabile dover conseguire una laurea breve per utilizzare al meglio i comandi sul volante, sulla console centrale e per il grande schermo centrale. Già la banale operazione di sintonizzare una nuova stazione radio distoglie troppo l'attenzione dalla guida. Procedendo in questa direzione si capisce perché diventerà indispensabile avere a disposizione un pilota automatico…
Emilio Brambilla, redazione tecnica
Day 2. Le gommone dalla spalla generosa regalano un bel confort: si passa sulle buche senza troppi patemi e ci si dimentica subito che, in nome di tutto questo, si è persa un po' di precisione nella guida. Chi se ne importa: chi compera un'auto come questa non ha neppure bisogno di toglierseli, certi grilli dalla testa. Probabilmente non li ha mai avuti. Si guida rilassati sempre e comunque e finisce persino che il cambio automatico non ti dispiace. Da un punto di vista "scientifico", il confronto con gli automatici di ultima generazione, di certo, non lo premia: passa da una marcia all'altra con una certa lentezza e il convertitore di coppia rimane "aperto" un po' troppo spesso. Ma il risultato pratico è che pure lui ti invita subliminalmente a una guida morbida e rilassata, che sarebbe completa se il motore fosse un po' meno presente. Da un'auto che va per i 40.000 euro si potrebbe desiderarlo. Anzi pretenderlo.
Day 3. Il sistema multimediale non è piaciuto a nessuno tra i colleghi, quindi inutile dilungarsi a parlare degli stessi difetti, per i quali siamo assolutamente concordi. Aggiungeremo qualcosa in più: oltre che con lo schermo touch screen, per navigare attraverso i menù si può utilizzare un touch pad sul tunnel, con il quale è però difficile fare amicizia. La posizione è perfetta, perché è sul tunnel e ciò consente di non tenere il braccio a mezz'asta per digitare sullo schermo, ma non è facile da usare. A seconda delle operazioni, è pure capace di vibrare per dare il feedback delle azioni che si compiono, ma è raro che si riesca a fare ciò che si desidera. C'è un'unica situazione in cui giustifica la sua presenza: quando si deve immettere un indirizzo nel navigatore, sulla sua superficie si possono scrivere le lettere una dopo l'altra e, in questo frangente, funziona proprio bene. Pochi attimi e la destinazione è inserita. Per l'altro dettaglio vi rimandiamo alle foto: tra strumentazione e impianto multimediale, ci si trova di fronte a frasi che, oltre a violentare la nostra lingua, sono davvero incomprensibili. Guardate e convincetevi. "Avvia motore per vedere applicazione" è un mistero che compare ogni volta che si accende o si spegne il motore, per esempio. Quando invece si rimane in riserva, si può scegliere tra "Addizionali" e "Respingi": nel primo caso si scoprono le stazioni di servizio nei paraggi, nel secondo si rinuncia a tale possibilità. Il capolavoro, tra quelli che abbiamo visto, è "No frenata di crociera. Pedale carburante applicata". Il messaggio si appalesa quando, col regolatore di velocità inserito, si decide di accelerare, tipicamente per velocizzare un sorpasso. E il classico "annulla", nei vari menù, è sostituito da un più maschio "Respingi".
Day 4. Per fare pace con l'Insignia e mettere da parte questi difettucci, basta andare a fare la spesa o avere un figlio in tenera età. Il bagagliaio, infatti, non è il più grande che si sia mai visto, ma è comunque qualcosa di pregevole. Tanto per cominciare il portellone è elettrico, un dettaglio che non va sottovalutato: finché te ne parlano, sembra una mollezza inutile, ma quando poi lo usi ci mette niente a conquistarti. Provate e ci direte se non siete d'accordo. Al di là di questo, ci sono le qualità intrinseche, quelle su cui non si discute. Il piano di carico è perfettamente allineato con la soglia d'ingresso, il vano ha una forma regolare e il risultato è presto detto: farci stare la tragica superspesa del sabato non è un problema. Anzi, dopo aver combattuto tra carrelli, casse e tutto il resto, caricare l'Insignia è quasi un piacere. E i bambini che c'entrano, in tutto questo? Beh, la Country Tourer non fa storie neppure per caricare quei moderni passeggini che sono tutto tranne che compatti. E basta un minimo di accortezza per non dover scegliere: se non si butta dentro tutto alla rinfusa, c'è posto sia per la spesa sia per il passeggino. Alessio Viola, redazione prove su strada
Day 5. Più d'una volta abbiamo apprezzato la Opel Insignia Sports Tourer, per qualità, dotazione e immagine. Durante un breve tragitto cittadino - non certo la situazione ideale per apprezzarne le doti complessive - il suo 2.0 CDTI si conferma sempre un po' ruvido ai regimi medio-bassi, ma con una spinta adeguata a muovere una massa importante. La sensazione, "vincolati" nel traffico, è quella di una vettura non troppo agile, che ha bisogno degli spazi autostradali, o almeno extraurbani, per esprimersi al meglio. Quanto agli interni, è ben visibile il lavoro che ha portato alla profonda modifica dei "ferri" del mestiere del guidatore. Parliamo della strumentazione, ora più leggibile, soprattutto negli indicatori secondari, e del sistema d'infotainment. Quest'ultimo è semplicemente un'altra cosa: non c'è più l'eccessiva concentrazione di tasti, a centro console, riuniti, invece, sulla "cornice" del monitor. Ci guadagna l'ordine, non c'è dubbio, ma in realtà i comandi e le sequenze restano poco intuitivi, anche per effettuare le operazioni basilari, come la memorizzazione di una stazione radio o di una destinazione del navigatore. Un peccato, in occasione di un importante rinnovamento come questo. Ultima osservazione: al posto delle classiche manopole, ora per regolare la temperatura sui due lati dell'abitacolo si utilizzano dei comandi a sfioramento, in verticale, non sempre puntualli nell'eseguire le impostazioni indicate. Andrea Stassano, redazione prove su strada
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