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Eco News

Emissioni
Effetto serra: caccia ai colpevoli

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Tra scenari apocalittici e il club dei negazionisti, la situazione è in realtà complessa quando si parla di emissioni climalteranti, con differenze anche molto marcate tra Paesi e aree geografiche. Per poter valutare l’efficacia delle politiche energetiche e di contenimento del rilascio di CO2 nell’atmosfera, è quindi indispensabile analizzare la situazione a livello globale: è la Cina la principale responsabile delle emissioni di gas serra, con una quota del 26,4%, seguita da Stati Uniti (12,5%), India (7,06%) e Unione Europea (7,03%). La maggior parte dei primi dieci Paesi di questa classifica registra, prevedibilmente, emissioni pro capite superiori alla media mondiale di 6,27 tonnellate per persona, con Canada e Stati Uniti che ne mettono a segno, rispettivamente, addirittura 19,60 e 18,28. A preoccupare di più, comunque, è il dato della Cina (9,06 tonnellate pro capite), la cui popolazione è  più del triplo rispetto all’Unione Europea, a quota 7,56 e in calo. Ci sono peraltro anche buone notizie, in quanto nel 2022 la forte espansione delle energie rinnovabili ha limitato le emissioni riconducibili al carbone. Il 90% della crescita globale della produzione di elettricità dello scorso anno, del resto, è ascrivibile proprio alle rinnovabili: il dato relativo all'energia solare fotovoltaica ed eolica è aumentato di circa 275 TWh, nuovo record annuale, portando queste due fonti a superare per la prima volta il gas e il nucleare.

Effetto serra: caccia ai colpevoli

Tutto ciò però non basta per sperare di rispettare l'obiettivo, stabilito dall'Accordo di Parigi del 2015, di contenere l'innalzamento della temperatura terrestre rispetto ai livelli preindustriali a 1,5 gradi. Gli sforzi continentali come quelli dell'Unione Europea, a tal proposito, rischiano di avere effetti limitati, se resteranno sostanzialmente isolati. Il piano “Fit for 55” varato da Bruxelles, che prevede di arrivare a una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, quindi nell'arco di un decennio, è in ogni caso molto ambizioso: basti pensare che ai Paesi UE ci sono voluti 30 anni, dal 1990 al 2020, per ridurle del 20%. L'Italia, in questo contesto, ha opportunità importanti da cogliere, a partire dall’efficienza energetica, in quanto l’edilizia assorbe fino al 40% del fabbisogno nazionale di energia, offrendo quindi enormi possibilità di risparmio, almeno in teoria. Per quanto riguarda le rinnovabili, per arrivare all’obiettivo del 40% previsto dal “Fit for 55”, il nostro Paese dovrà aumentare gli sforzi, poiché il Piano energetico e climatico italiano del 2019 puntava a un contributo pari "soltanto" al 30% entro il 2030. Sotto il profilo dei trasporti, infine, è nelle grandi città che si gioca la partita principale: la mobilità urbana va infatti ripensata senza pregiudizi e senza cullarsi nell’illusione che trasformare i veicoli a combustione interna in automobili elettriche ‒ processo comunque inevitabilmente lungo ‒ rappresenti l’unica soluzione.

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