Migliaia di persone hanno protestato pacificamente in tutto il mondo, nel fine settimana, contro le politiche di smantellamento dello stato sociale attuate dalla presidenza Trump e da Elon Musk, il responsabile del Doge (dipartimento per l’efficientamento governativo). Le manifestazioni si sono svolte davanti ai concessionari della Tesla, la Casa automobilistica di cui Musk è ceo, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, anche attraverso il boicottaggio diretto dell’azienda.
Tesla Takedown. L’organizzazione delle proteste è stata gestita dal movimento "Tesla Takedown", nato nelle scorse settimane negli Stati Uniti ma con adesioni da tutto il mondo, che chiede ai suoi sostenitori tre cose: non acquistare una Tesla, vendere le azioni del costruttore e unirsi al movimento. “Colpire Tesla aiuta a fermare Musk. Fermare Musk aiuterà a salvare le nostre vite e la democrazia”, si legge sul sito dell’organizzazione. Il movimento ha più volte sottolineato la sua ideologia non violenta, dissociandosi totalmente dagli atti vandalici che si sono visti nelle ultime settimane, in particolare negli Usa, ma non solo: nel fine settimana sono state date alle fiamme diverse vetture fuori da una concessionaria a Ottersberg, in Germania.

Proteste in tutto il mondo. Nella giornata di sabato sono state oltre duecento le manifestazioni svoltesi davanti ai concessionari di tutto il mondo, dall’Australia alla Nuova Zelanda, in Europa (Finlandia, Norvegia, Danimarca, Germania, Francia, Regno Unito e Olanda), Svizzera e infine gli Stati Uniti, in particolare in California e in Texas, dove ha sede la Casa automobilistica.

Musk vuole le manette. Musk ha condiviso sul suo social network 𝕏 il video di un alterco tra una manifestante e il conducente di un Cybertruck: "È il momento di arrestare le persone che finanziano gli attacchi", attacca il miliardario. "Arrestare i loro burattini e i soldatini pagati non fermerà la violenza". Il commento sottolinea le (improbabili) uscite di Musk e di altri esponenti governativi americani, secondo cui le manifestazioni sono in realtà un disegno dei democratici volto a sovvertire il voto popolare, se non un disegno oscuro di finanzieri come George Soros che pagherebbero i cittadini per protestare.
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