Mancano i semiconduttori: FCA, Ford, Toyota e Nissan rallentano la produzione
La carenza di semiconduttori a livello globale prosegue nonostante l'industria della tecnologia abbia ripreso a pieno ritmo la produzione di chip. Molti costruttori di automobili - tra i quali figurano colossi come il gruppo FCA, la Ford, la Toyota e la Nissan - hanno così dovuto rallentare o fermare del tutto le linee produttive di diversi modelli, in alcuni casi sfruttando le forniture rimaste per assemblare le auto che consentono di ottenere maggiori margini di guadagno. Questo collo di bottiglia nell'approvvigionamento di componenti elettroniche è dovuto a una crescita maggiore del previsto delle richieste di tecnologia dopo le prime ondate del coronavirus: negli scorsi mesi le aziende attive nella realizzazione di semiconduttori hanno ridotto la produzione per via della contrazione della domanda, trovandosi poi di fronte a un'inaspettata mole di richieste nelle ultime settimane, dovute anche alla crescita delle vendite di apparecchiature elettroniche come computer portatili e console per videogiochi, le cui vendite sono in continuo aumento anche a causa dei lockdown imposti in molti Paesi.
L'impatto sull'industria automobilistica. Semiconduttori, chip, memorie e processori sono ormai utilizzati da ogni modello e la mancanza di uno di questi componenti può far fermare un'intera fabbrica di automobili, come già visto nelle scorse settimane per il gruppo Volkswagen. È il caso della Ford che, proprio per l'assenza di forniture tecnologiche sufficienti, ha dovuto sospendere le operazioni nell'impianto di Louisville, dove vengono assemblate le Suv Ford Escape e Lincoln Corsair. Anche il gruppo FCA è stato costretto a riprogrammare la produzione di alcune fabbriche del Nord America: lo stabilimento di Brampton, in Canada, dove nascono le Chrysler 300, Dodge Charger e Challenger, resterà inattivo fino alla fine di gennaio e il riavvio delle linee della Jeep Compass nella fabbrica messicana di Toluca sarà rinviato di qualche settimana. La Toyota, invece, ridurrà la produzione del pick-up Tundra nello stabilimento di San Antonio, in Texas. I problemi nelle forniture, tuttavia, non riguardano solo il Nord America: anche in Giappone diversi costruttori hanno rimodulato la produzione di alcuni modelli. Un esempio è la Nissan, che nella sua fabbrica di Oppama è passata da una previsione di 15 mila Note assemblate questo mese a sole 5 mila. Anche la Honda ha ridotto di 4 mila unità la produzione mensile della Fit, la nostra Jazz, nello stabilimento di Suzuka. Se ciò non bastasse, nelle scorse ore un incendio ha danneggiato gravemente una fabbrica di semiconduttori di uno dei principali fornitori giapponesi, la Asahi Kasei, distruggendo anche migliaia di chip già pronti per la consegna.
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