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Industria e Finanza

L'indagine anti-dumping
Le reazioni delle cancellerie: Berlino a favore, Pechino sulle barricate

L'indagine anti-dumping
Le reazioni delle cancellerie: Berlino a favore, Pechino sulle barricate
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L'annuncio del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sull'avvio di un'indagine anti-dumping sulle auto elettriche cinesi ha ricevuto non poche reazioni, tra la soddisfazioni di francesi, italiani e perfino tedeschi e l'ovvio disappunto dei cinesi. Stupisce, innanzitutto, l'accoglienza positiva di Berlino, che finora aveva manifestato preoccupazione per un'iniziativa destinata a irritare Pechino e a trasformarsi in un terreno di scontro commerciale. Il ministro dell'Economia tedesco, Robert Habeck, ha parlato esplicitamente di "concorrenza sleale" da parte cinese e della necessità per l'Europa di agire nel caso l'indagine dimostri specifiche violazioni delle regole sul commercio internazionale. 

Le posizioni francesi e italiane. È evidente, quindi, come von der Leyen abbia ottenuto il via libera di Berlino a un'iniziativa che fino a poche ore prima dell'annuncio sembrava priva di qualsiasi chance di successo per l'opposizione proprio dei tedeschi e l'irritazione di altre cancellerie per le pressioni continue e insistenti dei francesi. La reazione di Parigi è dunque improntata alla piena soddisfazione. "Non lasceremo che il nostro mercato sia inondato da veicoli elettrici eccessivamente sovvenzionati che minacciano le nostre aziende proprio come è successo con i pannelli solari", ha sostenuto il ministro per gli Affari Esteri, Laurence Boone. Invece, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che da anni accusa l'Europa di politiche troppo favorevoli ai cinesi, ha scritto un messaggio sarcastico sui social: "I mercati sono invasi da auto elettriche cinesi”, dice oggi von der Leyen, presidente della Commissione europea. Ma chi l’avrebbe mai detto? La Lega denuncia questo rischio da anni, dove era l’Europa? Ora la domanda che mi e vi faccio è: sono distratti, incompetenti o complici?".

Le reazioni della filiera. L'indagine, che in ogni caso durerà almeno 13 mesi e non è detto che porti all'imposizione di dazi superiori all'attuale tariffa del 10% sull'import di auto dall'estero, ha generato reazioni anche all'interno della filiera automobilistica tedesca, particolarmente esposta al mercato cinese e da sempre contraria a politiche di stampo protezionistico che possano mettere a rischio la presenza delle sue Case in Cina. Per l'associazione di categoria VDA, l'Ue deve tenere conto del possibile contraccolpo dalla Cina e concentrarsi, invece, sulla creazione delle condizioni affinché gli attori europei abbiano successo, dal taglio dei prezzi dell'elettricità alla riduzione degli ostacoli burocratici. 

I cinesi. Ovviamente, i cinesi non hanno accolto positivamente l'annuncio di von der Leyen. La Camera di commercio cinese presso l'Ue si è detta "molto preoccupata e contraria", ha escluso che il vantaggio competitivo della Cina sia dovuto a sovvenzioni e pratiche di dumping e ha quindi esortato Bruxelles a considerare obiettivamente le elettriche cinesi. Irritata anche Pechino. Il ministero del Commercio ha accusato la Ue di voler solo "proteggere la propria industria in nome della ’concorrenza leale’". Di conseguenza, l'iniziativa "è un puro atto protezionistico che interromperà e distorcerà gravemente la catena globale dell’industria automobilistica e delle forniture e avrà un impatto negativo sui legami economici e commerciali tra Cina e Ue". Commenti negativi sono arrivati anche dalla China Passenger Car Association e in particolare dal segretario generale Cui Dongshu: "Personalmente, mi oppongo con forza alle considerazioni europee sui veicoli cinesi. L'Ue dovrebbe considerare lo sviluppo dell'industria cinese delle elettriche in modo obiettivo, piuttosto che impiegare arbitrariamente strumenti economici e commerciali unilaterali per limitare lo sviluppo o aumentare i costi operativi dei prodotti cinesi in Europa. Le esportazioni cinesistanno registrando volumi sempre più forti grazie non a ingenti sussidi statali, bensì a una catena di approvvigionamento industriale resa altamente competitiva dalla forte concorrenza di mercato a livello nazionale".  

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