La Commissione europea sta per avviare un'iniziativa di particolare importanza per il settore automobilistico continentale. Infatti, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale un "regolamento di esecuzione" che dispone la registrazione doganale delle importazioni di veicoli elettrici prodotti in Cina: non si tratta di una semplice questione burocratica, perché la novità comunicata dal massimo organo esecutivo della Ue è direttamente legata all'indagine anti-dumping annunciata lo scorso autunno. Se l'inchiesta dovesse accertare la validità delle accuse mosse a Pechino, ovvero la concessione di sussidi ai produttori locali di elettriche in spregio delle regole sulla concorrenza, allora gli eventuali dazi partirebbero, in modo retroattivo, proprio dalla data di pubblicazione del dispositivo.
A novembre l'esito dell'indagine. L'inchiesta è stata annunciata a sorpresa lo scorso settembre dal presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ma ufficialmente è partita all'inizio di ottobre. I funzionari di Bruxelles stanno cercando di verificare le prove di sovvenzioni concesse da Pechino in grado di distorcere la libera concorrenza e quindi il mercato. A tal fine sono state avviate diverse iniziative, tra cui ispezioni presso le sedi in Cina di aziende come BYD, Geely e Saic. L'obiettivo è determinare se sia necessario imporre dei dazi doganali anche per evitare conseguenze devastanti per il settore automobilistico europeo, come già accaduto, per esempio, nel campo dei pannelli fotovoltaici. L'indagine dovrebbe concludersi entro novembre, ma la Commissione potrebbe anche decidere di imporre dei dazi provvisori già a luglio e in tal caso scatterebbe l'applicazione retroattiva: il periodo di pagamento scatterebbe non da luglio, bensì dall'avvio delle registrazioni doganali (generalmente, una disposizione di questo tipo ha inizio il giorno successivo alla pubblicazione del relativo regolamento in Gazzetta Ufficiale).
Le prove. A tal proposito, per motivare la pubblicazione della disposizione, la Commissione spiega di disporre, nella "fase attuale", di "sufficienti elementi di prova tendenti a indicare che le importazioni cinesi "sono oggetto di sovvenzioni", tra cui fondi diretti, esenzioni fiscali o forniture di beni e servizi sotto costo da parte di Pechino. Inoltre, "gli elementi di prova evidenziano circostanze gravi in forma di importazioni massicce in un periodo di tempo relativamente breve e un aumento sostanziale delle importazioni" tra ottobre 2023, quando è stata avviata l'indagine anti-dumping, e gennaio 2024. In tale lasso di tempo, sono state importate nella Ue 177.839 elettriche cinesi, l'11% in più rispetto alla media mensile tra ottobre 2022 e settembre 2023 e il 14% in più rispetto ai quattro mesi tra ottobre 2022 e gennaio 2023. "In questa fase - si legge ancora nel dispositivo - risulta plausibile che, sulla base dei dati raccolti durante l'inchiesta, il pregiudizio difficilmente rimediabile abbia iniziato a concretizzarsi anche prima della fine dell'inchiesta. Sussiste inoltre il rischio che un numero crescente di produttori dell'Unione subirà le conseguenze di un calo delle vendite e di una riduzione dei livelli di produzione, qualora proseguano gli attuali livelli accresciuti di importazioni dalla Repubblica Popolare della Cina a prezzi assertivamente sovvenzionati, come dimostrato finora dopo l'apertura dell'inchiesta. È evidente che tale rischio avrà un'incidenza negativa sull'occupazione e sui risultati complessivi dei produttori dell'Unione. Ciò costituirebbe un pregiudizio difficilmente rimediabile".
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it