Dopo la pubblicazione dei drammatici dati sulle vendite di auto elettriche in Europa (-44% ad agosto e una quota di mercato in discesa dal 21% al 14,4%), l’Associazione dei costruttori europei (Acea) formalizza le sue richieste all’Unione Europea, in primo luogo auspicando lo slittamento al 2027 dei target di emissioni di CO2 previsti per il 2025. "La contrazione del mercato delle elettriche in Europa è un segnale estremamente preoccupante per l’industria e per la politica", scrivono le Case automobilistiche in una nota. "Chiediamo alle istituzioni misure urgenti di sostegno al comparto, prima che entrino in vigore nel 2025 i target di CO2 per auto e furgoni".
Il settore sta già facendo la sua parte. "L’industria europea dell’auto ha sempre supportato gli accordi di Parigi e gli obiettivi del piano di decarbonizzazione dei trasporti per il 2050, investendo miliardi nei processi di elettrificazione del settore", prosegue l'Acea. "Oggi la tecnologia e la disponibilità di auto a zero emissioni non sono più un collo di bottiglia: stiamo facendo la nostra parte in questo processo di transizione, ma sfortunatamente altri elementi necessari a questo cambiamento sistemico non sono ancora presenti". Il riferimento è all’infrastruttura di ricarica, ai costi di produzione, all’energia verde a prezzi accessibili, alla certezza di fornitura di materie prime e batterie, agli incentivi fiscali e alla (scarsa) propensione all'acquisto di auto elettriche della clientela europea. "In tutto questo c'è un fattore aggravante", continuano i costruttori. "È la rapida perdita di competitività dell’Europa, erosa dall’incapacità innata della legge di adeguarsi ai cambiamenti del mondo reale".

Agire subito. L'Acea trova conferme delle sue analisi nel rapporto Draghi e torna a elencare le possibili conseguenze di un mancato adeguamento dei limiti: multe per miliardi di euro, tagli alla produzione, perdita di posti di lavoro e la perdita di leadership in un settore una volta trainante. Insomma, per i costruttori non c'è tempo da perdere e serve agire subito sui target 2025: "L’industria non può permettersi di aspettare la revisione delle normative sulla CO2 previste per il 2026 e il 2027, abbiamo bisogno immediato di azioni urgenti e di impatto, che invertano il trend negativo, restituiscano competitività all’Europa e riducano le debolezze strategiche". La palla passa ora alla nuova Commissione Europea, nominata nei giorni scorsi.
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