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Industria e Finanza

Cina
Guerra dei prezzi, nuovi allarmi sul settore auto

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Dalla Cina arrivano nuovi, preoccupanti segnali di allarme sullo stato di salute dell'intera industria dell'auto. A lanciarli sono state alcune associazioni di rappresentanza dei costruttori e dei concessionari, che hanno così rafforzato i timori su un "ambiente operativo" caratterizzato da pratiche commerciali e industriali ai limiti della sostenibilità economica e, soprattutto, della correttezza.

L'allarme dei costruttori. L'Associazione cinese dei produttori di automobili Caam, per esempio, ha esortato i suoi associati a evitare "caotiche guerre sui prezzi" e a favorire "una concorrenza leale". A tal proposito, ha anche evidenziato come "la concorrenza spietata", tramite "misure disordinate" di taglio dei listini, stia esacerbando il continuo calo della redditività ed erodendo in modo significativo gli utili aziendali. L'organizzazione ha poi lanciato un avvertimento sugli "effetti a catena" della guerra dei prezzi: i forti sconti sui listini rischiano non solo di interrompere le "normali attività commerciali", ma anche di innescare rischi sistemici lungo la catena delle forniture e, in ultima analisi, danneggiare i consumatori.

Guerra dei prezzi, nuovi allarmi sul settore auto

La posizione di Pechino. L'appello della Caam è stato immediatamente accolto dal ministero dell'Industria e dell'Informazione Tecnologica (Miit), che ha promesso iniziative specifiche per frenare una concorrenza troppo aggressiva e favorire un mercato "equo e ordinato" al fine di proteggere i consumatori. Per il ministero, guerre dei prezzi sconsiderate sono un "segno distintivo di una concorrenza dannosa, minano la qualità dei prodotti, gli standard dei servizi e il benessere dei consumatori, compromettendo al contempo lo sviluppo sostenibile del settore". "Le guerre dei prezzi non hanno vincitori e mettono a rischio un futuro sostenibile", ha osservato un funzionario del Miit, invitando i costruttori a concentrarsi "sull'innovazione tecnologica e gestionale per ridurre i costi, migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi, assolvere alle responsabilità sociali e coltivare una solida reputazione dei marchi, fattori chiave per uno sviluppo di alta qualità nel settore automobilistico".

Anche i concessionari in difficoltà. Anche i rivenditori hanno lanciato un appello ai costruttori per fermare la guerra dei prezzi e altre pratiche commerciali sempre più insostenibili. I costruttori, anche per l'elevata sovracapacità produttiva, riversano un flusso continuo di automobili sui concessionari, costretti ad acquistarne in numero crescente senza però riuscire a venderle sul mercato a un ritmo adeguato a smaltire gli stock di magazzino. La Camera di commercio dei concessionari della Cina ha quindi chiesto di fermare tali flussi anche perché le guerre dei prezzi stanno rendendo "ancora più gravi" le condizioni operative dei saloni, mettendo a dura prova i flussi di cassa e la redditività e costringendo alcuni a chiudere i battenti. La Camera ha quindi proposto alle Case di stabilire obiettivi produttivi e commerciali "ragionevoli", di non riversare sui concessionari le loro scorte e di abbreviare i cicli di pagamento per evitare la chiusura dei saloni, come avvenuto la scorsa settimana con almeno una ventina di punti vendita di un grande rivenditore della BYD nella provincia orientale dello Shandong.

Guerra dei prezzi, nuovi allarmi sul settore auto

La difesa della BYD. E proprio l'azienda di Shenzhen è da giorni nell'occhio del ciclone per la recente e aggressiva tornata di taglio dei listini che ha scatenato una pronta reazione tra i concorrenti. La BYD è stata richiamata all'ordine anche dalle autorità centrali dopo le accuse del presidente di Great Wall Motor: Wei Jianjun ha fatto un esplicito riferimento alla rivale e al suo elevato indebitamento, accusandola di essere la nuova "Evergrande", il colosso dell'immobiliare protagonista del maggior fallimento aziendale nella storia cinese. Inoltre, Zhu Huarong, presidente della Changan, ha ripreso le dichiarazioni di Wei, sottolineando come le sue accuse dimostrino quali siano i rischi che l'intero settore si trova ad affrontare. Immediata la reazione della stessa BYD: il responsabile delle pubbliche relazioni, Li Yunfei, ha risposto alle controparti sul social Weibo, negando qualsiasi "rischio Evergrande". Inoltre, ha bollato come "sbalorditive" le dichiarazioni di Wei, si è detto "perplesso, arrabbiato e divertito" dagli articoli, dai commenti e dai video sui social media che alludono a BYD come l'equivalente di Evergrande per il settore dei veicoli elettrici e non ha escluso la possibilità di adire alle vie legali. Insomma, la tensione tra Great Wall Motor e BYD è sempre più al calor bianco. Del resto, lo scontro è ormai datato: nel 2023 il costruttore di Baoding ha presentato un rapporto alle autorità di regolamentazione per denunciare il mancato rispetto degli standard emissivi di due tra i modelli ibridi più venduti della BYD. Pochi mesi dopo, la stessa BYD ha lanciato un appello all'intera industria dell'auto cinese per unire le forze e "demolire le vecchie leggende" come per l'appunto la Great Wall Motor. Che, ovviamente, non ha mancato di rispondere. "In un momento così critico, come possono le case automobilistiche cinesi rimanere unite?", ha scritto l'allora direttore tecnico Wang Yuanli su Weibo. "Se parliamo solo di stare insieme, ma teniamo l'amarezza nel cuore, sarebbe meglio combattere prima". Era il 2023, ma da allora lo scontro è decisamentte peggiorato.  

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