La Marelli Holdings Company ha di recente presentato l'istanza per l'accesso al Chapter 11 della legge fallimentare statunitense e dalla documentazione depositata presso un tribunale del Delaware emergono diversi spunti interessanti, a partire dal parterre dei creditori chirografari. Tra questi, i maggiori sono Stellantis e Nissan, i costruttori storicamente legati alle due aziende che si sono fuse per creare l'attuale Marelli: l'italiana Magneti Marelli, venduta dalla Fiat Chrysler nel 2019 al fondo di private equity Kkr, e la nipponica Calsonic Kansei, fino al 2016 controllata dalla Casa di Yokohama e poi passata allo stesso fondo statunitense.
I maggiori creditori. In particolare, la documentazione mostra come Marelli sia in debito con Stellantis per circa 454 milioni di dollari (quasi 393 milioni di euro al cambio attuale) e con Nissan per altri 313 milioni. Si tratta di "debiti non garantiti" e quindi tutti i creditori sono chirografari: pertanto, questi hanno sì un credito, ma non diritto esclusivo sui beni del debitore in caso di insolvenza. In sostanza, in caso di fallimento, i creditori rischiano di perdere tutto e di non ottenere alcun rimborso. Ma chi sono gli altri soggetti interessati? L'elenco è lungo e include diversi costruttori oltre a Stellantis e Nissan e molte realtà della componentistica: tra i primi dieci creditori, la Bosch è al terzo posto con poco più di 45 milioni di dollari, seguita da Mazda (30,1 milioni), Granges (26,14 milioni), Tesla (22,2 milioni, Teksid (21 milioni), Nissin Kogyo (14,3 milioni), Basf (14,3 milioni) e Macnica (14,1 milioni), ma ci sono anche Renesas (11,5 milioni), Mitsubishi (10,3 milioni), Suzuki (9,9 milioni), Tiberina (8,97 milioni) e Valeo (7,54 milioni).
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