La Mazda ha ricevuto due riconoscimenti dalla JSAE (Society of Automotive Engineers of Japan) per le innovazioni introdotte nella progettazione dei motori Skyactiv diesel e benzina.
Un rimedio per il Dpf. Per quanto riguarda i primi, è stata premiata la nuova soluzione adottata per il Dpf, che ha consentito di ridurre del 30-50% il contenuto di platino e di migliorare il processo di rigenerazione. Probabilmente, è la logica conseguenza degli intensi sforzi compiuti dai progettisti giapponesi per porre rimedio ai guai che avevano interessato la prima generazione delle Mazda 6 diesel: l'elevata diluizione del lubrificante motore era causata dal gasolio, iniettato in eccesso per fare rigenerare il Dpf (difetto descritto nel 2006 sul fascicolo di Quattroruote di novembre).
Le nanotecnologie. La nuova tecnologia messa a punto dai progettisti giapponesi permette di collocare il filtro antiparticolato molto vicino al motore (in passato era sotto il pianale), quindi in una zona più calda, che favorisce la rigenerazione dalla fuliggine. La chiave che ha consentito questo risultato è stata l'utilizzo delle nanotecnologie (vedi disegno), sfruttate sintetizzando particelle di metalli preziosi lunghe solo cinque nanometri (ossia cinque milionesimi di millimetro) su uno speciale materiale di supporto.
Benzina: rapporto di compressione record. Il secondo riconoscimento è stato assegnato alla Mazda per il valore record del rapporto di compressione nei motori a iniezione diretta di benzina Skyactiv (nell'immagine). Il valore di 14:1 non ha eguale in nessun altro propulsore prodotto in grande serie e permette di limitare il consumo di carburante del quattro cilindri di 2.0 litri aspirato anche nell'uso reale, non soltanto lungo il percorso di omologazione. Tra l'altro, puntare su un aspirato è una scelta controcorrente rispetto ai tanti costruttori che stanno sostituendo questi propulsori con unità sovralimentate di minore cilindrata.
Emilio Brambilla
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