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Quattroruote Next
AlixPartners: "Auto, fino al 2030 sarà la Cina a sostenere il mercato globale"

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Anche quest'anno a Quattroruote Next si parla del futuro dell'auto in tutte le sue declinazioni. Per fornire un quadro delle prospettive del mercato e del settore è salito sul palco Dario Duse, EMEA Automotive Practice Leader e Italian Country Head della società di consulenza AlixPartners: il suo intervento è partito proprio dalle stime sull'andamento delle vendite globali ed europee, con una particolare attenzione al peso crescente della Cina. I Dragone, concentrandosi sull'elettrificazione dell'offerta, vedrà sempre più crescere la sua influenza e la penetrazione sia commerciale che produttiva. A tal punto che il mercato globale fino al 2030 sarà sì in crescita, ma solo grazie alla spinta cinese.

AlixPartners: "Auto, fino al 2030 sarà la Cina a sostenere il mercato globale"

La Cina alla conquista dell'Europa

Innanzitutto, per le vendite globali di veicoli leggeri (auto e furgoni) è prevista una crescita media annua del 2% fino al 2030 (si passerà dagli 88,5 milioni di unità del 2024 a 98,5 milioni), ma gran parte dell'incremento sarà da attribuire proprio al mercato cinese. E il peso del Dragone si vedrà soprattutto sul fronte dell'elettrificazione. Se a livello mondiale il processo di adozione della mobilità alla spina sarà lento, la Cina continuerà lungo la sua traiettoria di crescita: la categoria dei New Energy Vehicles (i cosiddetti Nevs, che includono elettriche, ibride plug-in e veicoli a batteria con range extender) raggiungerà il 77% del mercato cinese, con le elettriche in salita dal 27% del 2024 al 50%, le extended range in aumento dal 5% al 13% e le ibride plug-in stabili al 14%.

In Europa, la situazione è ben diversa, anche perché quest'anno è atteso un calo del mercato del 2%, a 18,3 milioni di unità. Dall'anno prossimo è prevista una moderata ripresa a 18,4 milioni, che porterà alla fine del decennio a 19,2 milioni. In tale quadro, i costruttori cinesi arriveranno già quest'anno al 9% delle immatricolazioni e saliranno fino al 13%. Si tratta, però, di percentuali riviste nel giro di pochi mesi: la stessa AlixPartners, nel suo Global Automotive Outlook, aveva indicato quote rispettivamente al 5% e al 10%, a dimostrazione di come l'ascesa del Dragone sia senza freni e a discapito degli europei: il loro peso scenderà dal 62% del 2024 al 58%. 

L’Europa - ha spiegato Duse - è attanagliata tra volumi sostanzialmente stagnanti, competizione di player cinesi e una regolamentazione che costringe a una transizione imposta dalla normativa e non dalla tecnologia, o dalle scelte dei guidatori. Il risultato è un livello di profitti in forte calo (-61% negli ultimi due anni per gli europei) e un livello di indebitamento ritornato sopra al trilione di dollari”. Ecco perchè il nostro continente rischia di diventare una "terra di conquista" per i cinesi.

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Elettrico sotto le attese, Cina forte anche nella produzione

In tale contesto, non vanno trascurati due ulteriori aspetti. Da un lato, il tasso di penetrazione dell'elettrico in Europa rimarrà al di sotto delle attese: al 15% quest'anno e al 40% nel 2030 (le aspettative erano rispettivamente di un 25% e di un 50%). Dall'altro, l'industria rimarrà lontana dai livelli produttivi del passato. I 16,8 milioni di veicoli che saranno sfornati quest'anno dalle fabbriche continentali sono pari al 76% dei livelli del 2017. La ripresa è dietro l'angolo, ma sarà moderata e, in ogni caso, sarà sostenuta dalle iniziative di localizzazione proprio dei costruttori del Dragone: nel 2027 produrranno il 5% dei 17 milioni di veicoli attesi e nel 2030 il 7% dei 17,6 milioni.

Duse ha anche fornito un quadro di alcuni trend del mercato cinese: dalla crescita della quota in mano agli operatori locali (passerà dal 61% del 2024 al 76% del 2030) alla guerra dei prezzi: tra gennaio 2023 e giugno 2025 l'indice (fissato a 100 al 31 dicembre 2023) è passato da 105 a 84 grazie a un'ampia offerta di incentivi, sconti e promozioni. Detto questo, un altro aspetto interessante è legato alla leadership raggiunta dai costruttori cinesi tanto nell'elettrificazione, quanto nelle tecnologie di bordo. E non si tratta "semplicemente" di una questione di costi più bassi, ma anche di una maggiore propensione a innovare i processi produttivi.

AlixPartners: "Auto, fino al 2030 sarà la Cina a sostenere il mercato globale"

La lezione del Dragone

Le aziende cinesi stanno così impartendo diverse lezioni agli occidentali. Duse ha citato i minori tempi di sviluppo e lancio dei prodotti delle startup cinesi (20 mesi contro i 40 dei costruttori tradizionali), il maggior ricorso a nuove tecnologie, la rapidità dei processi decisionali, nonché la standardizzazione delle componenti e delle architetture, il coinvolgimento più forte dei fornitori nelle fasi di progettazione e i livelli di produttività elevati.

Ovviamente, non mancano i problemi, a partire da una frammentazione del settore cinese che porterà quasi sicuramente a un "massiccio consolidamento" nei prossimi cinque anni. Duse ha evidenziato come in Cina esista "una sovracapacità di circa 30 milioni di veicoli che non è assorbita neppure a tendere da un mercato che cresce moderatamente e che è diventato estremamente competitivo, con prezzi in forte discesa e con sempre maggiori contenuti richiesti a pari prezzo. Questo significa che nei prossimi anni assisteremo a un forte consolidamento che lascerà solo una quindicina dei 130 costruttori presenti: è un processo necessario (pochissimi producono utili) e spinto dal governo che ha lungamente sovvenzionato lo sviluppo dell’industria”.

Gli occidentali, però, possono rispondere alla concorrenza orientale. Duse sottolinea l'importanza non solo di cambiare approccio ai processi di engineering o sviluppo, ma anche di puntare sull'innovazione, per esempio sfruttando l'intelligenza artificiale per i sistemi di assistenza alla guida, le attività industriali, il marketing e le vendite, e di migliorare la collaborazione con i fornitori per avviare progetti di sviluppo congiunto, condividere i rischi o aumentare il controllo dei costi. 

“Le aziende occidentali possono reagire mutuando un atteggiamento di studio intelligente degli elementi distintivi dei nuovi player, e lavorando per eliminare alcune legacy storiche, che oggi sono diventate una zavorra. La via è tracciata da velocità, innovazione e ripensando il proprio modello operativo in logica di efficienza e efficacia”, ha concluso Duse. 

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