Autovelox, è ancora Salvini contro Comuni. Ieri, la Lega ha presentato un emendamento al decreto Infrastrutture che - se approvato - obbligherà le amministrazioni a comunicare il numero di rilevatori. Questo passo fa seguito al primo censimento nazionale dei misuratori, avviato ad aprile dal ministero dell’Interno dietro richiesta del vicepremier: informazioni necessarie per dare il via al nuovo schema di decreto sui requisiti di omologazione dei dispositivi per il controllo della velocità. Il problema è che attualmente i dati sono parziali. E proprio oggi scade il termine entro cui le amministrazioni devono adeguarsi al decreto del ministero delle Infrastrutture entrato in vigore il 12 giugno 2024, il quale riconosceva un anno agli enti locali per conformarsi al provvedimento.
Caos giuridico. Secondo il ministero, non può essere emanato il decreto di omologazione: procedura imposta dal Codice della strada (articolo 142, comma 6), come evidenziato più volte dalla Cassazione in un anno. Le multe per infrazioni rilevate da autovelox solo approvati sono a rischio annullamento in seguito ai ricorsi dei sanzionati presso i Giudici di pace. Si resta in un limbo insidioso per la certezza del diritto e la sicurezza stradale, che ha origine nel 1993, data di nascita del Codice stesso. Stando a Luigi Altamura, comandante della Polizia locale di Verona e delegato Anci (Associazione Comuni) in Viabilità Italia, “siamo giunti a un capolinea giuridico, perché i numeri degli autovelox fissi installati sono già nelle mani dei Prefetti che li autorizzano, mentre quelli mobili vengono comunicati da ogni amministrazione sempre alle Prefetture. Non si può ritardare di un solo minuto l’emanazione di decreti attesi da solo 33 anni, dopo che lo stesso ministero in tutte le circolari, prive di valore di legge, ha sempre equiparato approvazione a omologazione. Ma dobbiamo occuparci di salvare vite umane, anche con attività sanzionatorie”.
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