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Renault Captur
Al volante della seconda generazione

Omar Abu Eideh da Atene (Grecia), Omar Abu Eideh
Renault Captur
Al volante della seconda generazione
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È migliorata sotto molti aspetti, la nuova Renault Captur. E non poteva essere altrimenti per una vettura chiamata a replicare il successo della prima edizione, che dal 2013 è stata venduta in 1,5 milioni di unità in tutto il mondo (di cui 162.000 in Italia, secondo mercato dopo la Francia per quel che riguarda questo modello). Ma se la nuova Clio, con cui la Captur condivide la piattaforma Cmf-B, punta forte sulla continuità stilistica, la seconda edizione della Suv transalpina è cresciuta tanto nelle dimensioni quanto nelle ambizioni, apparendo decisamente più matura. Questione di presenza stradale, esaltata da dettagli stilistici scenografici, come la linea di cintura rialzata, il tetto spiovente, i gruppi ottici a Led con firma luminosa a C e cerchi con diametro fino a 18”.

Maggiore confort, sterzo più preciso. La lunghezza cresce di 11 cm, per un totale di 4,23 metri, mentre il passo si allunga di tre centimetri, per 2,64 metri complessivi: significa poter contare su una maggiore spaziosità per passeggeri – ci sono 15 mm in più davanti, 40 dietro – e bagagli (la capacità del vano, dotato di pianale rimovibile, è di 536 litri). La seduta è rialzata, comoda e assicura un buon supporto. Il motore della versione che ho guidato, il turbobenzina TCe da 130 CV, costruito in collaborazione con il gruppo Daimler, è brillante: eroga 240 Nm di coppia motrice, che assicurano una discreta elasticità di marcia e una buona progressione. Apprezzabili, poi, sono i miglioramenti in termini di insonorizzazione. Il motore è abbinato a un cambio automatico a sette rapporti, abbastanza vellutato nei cambi marcia e veloce nella risposta quando lo si utilizza in modalità manuale. L'assetto, che assorbe bene le buche e le asperità, mantiene l'auto ben composta anche quando si alza il ritmo. Rispetto al passato, poi, lo sterzo appare più preciso e meno demoltiplicato. In autostrada, infine, tornano utili il cruise control adattivo con funzione stop&go e il mantenimento della corsia.

All'interno è rivoluzione. Il passo avanti più evidente, però, riguarda l'abitacolo, dove la qualità dei materiali è cresciuta esponenzialmente rispetto al passato: ora la parte superiore della plancia e delle portiere è rivestita di plastica morbida, piacevole al tatto. Il tutto è rifinito con modanature e superfici che nobilitano il tono a bordo. Le economie, invece, sono concentrate nella parte inferiore della plancia: per esempio, il cassetto portaoggetti scorrevole davanti al passeggero (retaggio della prima Captur) potrebbe essere più solido. Apprezzabili, poi, sono la nuova strumentazione, con display fino a 10,2”, e il sistema multimediale dotato di una connessione 4G, compatibile con lo smartphone e dotato di un touch screen fino a 9,3”. Quest'ultimo è leggermente orientato verso il guidatore e prevede funzionalità come la chiamata automatica di emergenza e la ricerca di indirizzi tramite Google. La versatilità è assicurata pure dal divano posteriore, che può scorrere longitudinalmente per 16 cm. Peccato, però, che non siano più disponibili i sedili sfoderabili.

Gpl e ibrida alla spina. Nel corso del primo semestre del 2020 è previsto anche l'arrivo della Captur ibrida plug-in, dotata di un millesei benzina abbinato a due motori elettrici e a una batteria da 9,8 kWh (per ricaricarla, servono da tre a sei ore a seconda del connettore impiegato): secondo la Casa, si potrà viaggiare in modalità elettrica per 45 chilometri (65 in città) e fino a una velocità di 135 km/h. Altra opzione interessante, specie per il nostro mercato, è il motore turbo Gpl da 100 CV, che si affianca ai tre propulsori benzina (da 100 a 155 CV) e ai due diesel (da 95 a 115 cv). Infine, i prezzi: la Captur parte da 17.700 euro, ma per guidare una versione Intens da 130 CV con il cambio automatico, il conto sale a 24.900 euro. Nelle concessionarie la nuova Captur arriverà a gennaio.

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