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Lotus Emira
Orgoglio termico

Federico Fabbri da Hethel (Inghilterra), Federico Fabbri
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La Lotus Emira è l'ultima erede termica della genealogia iniziata con la Elite, nella seconda metà degli anni 50. E proseguita con Elan, Elise, Exige ed Evora. L'auto la conosciamo bene, in entrambe le versioni: sia quella con il V6 d'origine Toyota da 455 CV, sia quella col quattro cilindri Mercedes-AMG da 365 CV. Le abbiamo guidate entrambe, in Inghilterra, lo scorso agosto; e la V6 è scesa anche in pista a Vairano. Nonostante ciò, non potevo certo rifiutare un invito a corte da parte della Lotus e quindi, qualche settimana fa, sono stato a Hethel per un nuovo (e doppio) test drive. Sulle strade del Norfolk, ma anche e soprattutto sul circuito privato della Casa britannica.

Orgoglio termico

Training. La pista è un parco giochi con uno sviluppo di 3.500 metri, in cui mancano solo le vie di fuga esterne. E l'inquilina ideale è la Emira GT4: la versione da pista è ovviamente un missile ed è guidata da un professionista. Ma pure da passeggero, le mie emozioni sono fortissime. La Emira GT4 ha il V6 da 455 CV, variabili a seconda del Balance of Performance. Con un peso di soli 1.260 kg, la vettura può contare su impianto frenante Alcon, assetto regolabile, appendici aerodinamiche specifiche e su molto altro. E impressiona sul serio, in termini di aderenza, velocità in curva e potenza espressa nelle staccate al limite. Non c’è da meravigliarsi se l'anno scorso la vettura ha esordito lo scorso anno nella GT Cup 2023, portandosi a casa una bella doppietta.

Orgoglio termico

Ora tocca a noi. Dopo gli hotlap sulla GT4, mi trovo a tu per tu con la Emira quattro cilindri, l'unica versione attualmente in produzione. Il selettore mi ricorda le tre modalità di guida: Tour, Sport e Track. La prima, quella di default, è l’ideale per la guida stradale; la seconda, Sport, aumenta la reattività in fase di erogazione e nei cambi di direzione, rinvigorendo il sound. Io scelgo la terza e, come insegna il nome, è la più aggressiva. Alla Sport aggiunge una taratura molto più permissiva del controllo di trazione. Il cambio su questa Emira è solo automatico e quindi si va di paddle al volante. Il propulsore ha parecchio carattere e dà il meglio di sé dai 2.800 ai 5.500 giri: in questo range spinta e progressione sono davvero appaganti. E poi il suono... L'Emira ricambia gli input fornendo risposte sempre piacevolmente prevedibili, senza mai risultare noiosa. Aderenza e tenuta al limite? Per metterla davvero in crisi, trasformando il divertimento in rischio, bisogna davvero impegnarsi. Meglio se in pista, indossando un casco. Per il resto, come ho potuto poi constatare sulle strade aperte al traffico, la Emira è pura, semplice goduria.

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