Il nome sarà pure lo stesso (e chi avrebbe il coraggio di cambiarlo?), ma, per la "Clio", il salto con la precedente generazione è più che lampante. Regoli volante e sedile, metti in moto e parti. E dopo pochi minuti hai la netta sensazione, anzi sei sicuro, che la nuova "Clio" è cresciuta, al punto che adesso pare quasi di guidare un'auto del segmento C, quello delle "medie", per intenderci.

La "Clio" è diventata più lunga di ben 18 centimetri, quanto basta per farle sfiorare i quattro metri (3,99 per essere precisi) e conferirle una "presenza" finora sconosciuta. Vale la pena di dire subito, però, che le maggiori dimensioni esterne si riflettono soltanto in parte sulle misure di abitabilità: il guadagno più rilevante è ai posti posteriori, con qualche centimetro in più sopra la testa e un maggior agio longitudinale per le gambe, e nel bagagliaio, la cui capacità aumenta leggermente.

Quando si è a bordo, si ha la sensazione netta di essere su una "signora macchina" e più che allo spazio, che come abbiamo visto non è poi cresciuto molto, ciò è dovuto allo stile ben curato, alla qualità dei materiali, all'accuratezza degli assemblaggi. Va detto che tutta questa qualità ha un prezzo: i listini della "Clio" non sono certo i più bassi della categoria e infatti alla Renault hanno saggiamente deciso di tenere ancora in vita le versioni più economiche del vecchio modello.

I motori sono la parte meno nuova, perché sono gli stessi che erano già montati sulla generazione precedente della "Clio". Poco male, però, perché si tratta di unità moderne, soprattutto nel caso del diesel, che è il "1.5 dCi" già visto anche su alcuni modelli Nissan. Curato in maniera maniacale dal punto di vista della silenziosità e del contenimento delle vibrazioni, il "common rail" Renault è un gran bel motore, che sale di giri senza la minima incertezza, grazie anche a una sovralimentazione da manuale, priva di ritardi e di improvvise "esplosioni" di potenza.

Un'unità ben più generosa del "1.4" a benzina da 98 cavalli: la differenza in termini di cavalli non è poi gran cosa (8 cavalli a favore del "dCi"), ma dal punto di vista della coppia non c'è gara, col diesel che ha quasi il doppio dei newtonmetri alla metà dei giri (240 a 2000 giri contro 127 a 4250). All'atto pratico, il "benzina" ha un po' meno smalto e, soprattutto, richiede un più ampio lavorio con l'acceleratore e il cambio per mostrare ciò di cui è capace. Per i consumi, un improbabile confronto diretto tra le due sorelle sarebbe impietoso per la "benzina", che peraltro non è la migliore neppure di fronte alle sue concorrenti dirette.

Per completare il quadro dal punto di vista della comodità, i tecnici francesi hanno optato per sospensioni piuttosto morbide. Un assetto che contribuisce a non affaticare la schiena anche dopo molte centinaia di chilometri e che nulla toglie alla sicurezza, ma che di sicuro non amplifica il piacere di guida. La sicurezza, comunque, non è mai messa in discussione.