La prova della 1.6 160 CV Edc Initiale Paris
Con la familiare, la Talisman mira a recuperare lo spazio perduto dalla Renault negli ultimi anni. Pur tagliando i ponti con la vecchia Laguna, la Sporter vuole riconquistare i suoi aficionados e attirarne di nuovi. Per farlo, deve dimostrare di non temere il confronto con le migliori rivali, persino con quelle premium, almeno dal punto di vista tecnologico, e di saper offrire quel giusto compromesso di raffinatezza a bordo, confort ed economia di gestione per sfidare le concorrenti. Come la berlina, la Sporter ha dotazioni interessanti: le quattro ruote sterzanti del 4Control e un grande touch screen verticale.
La prova della Renault Talisman Sporter
Per due secondi in più. La Talisman berlina (provata su Quattroruote di marzo 2016) aveva convinto per l’agilità, nonostante le dimensioni, e per le ottime qualità stradali. La Sporter non vuole essere da meno, almeno nelle premesse. Però bisogna fare i conti con qualche differenza di massa e aerodinamica, e anche di tarature diverse. Il 4Control, abbinato alle sospensioni regolabili, si dimostra convincente, però le prestazioni, il confort e il sapore alla guida, tutto sommato, sono differenti. Iniziamo dai numeri. La Sporter, all'esame del Centro prove, accusa qualche ritardo rispetto alla berlina: gira in pista più lenta di 2 secondi (in 1’31”), segna uno 0-100 da 10,6 secondi (contro i 9,2 della tre volumi), e riprende da 70 a 120 in D, con l'identico cambio Edc e lo stesso kick-down, in 9,8 (invece di 8,1). In ogni caso, nonostante la massa superiore di 35 kg, la familiare conferma le qualità del doppio turbo: l’1.6 dCi da 160 non fa rimpiangere il 2.0 dCi, né per potenza né per erogazione.

Tasto Multi-Sense. Il motore si trova sempre lì bello pronto, fin dai bassi regimi, ben assecondato dal doppia frizione a sei rapporti, che scala e sale di marcia con la morbidezza di un convertitore di coppia. In Sport, guadagna un po' di rapidità negli innesti, ma oltre un certo limite si sente la mancanza delle levette al volante. In generale, si apprezzano l'agilità e il confort. Il tasto Multi-Sense sulla plancia permette di selezionare la modalità di guida più adatta al percorso, tra Comfort, Eco e Sport, oppure agendo singolarmente su parametri come sterzo, sospensioni, motore e cambiate dell’Edc. Come sulla berlina, però, si riscontra un difetto un pochino fastidioso: lo Start&Stop causa vibrazioni piuttosto sensibili. Quanto ai consumi, la Sporter segna una media di 14,4 km/litro, inferiore a quella della berlina (che fa 15,6), ma molto buona per una familiare di queste dimensioni.

Una soglia comoda. Il bagagliaio è grande e ben realizzato. Sorprende una funzione supplementare dell’apertura automatica “a piede”: oltre a spalancare il portellone con il minimo sforzo quando si hanno le mani occupate da valigie o borse della spesa, funziona anche a ritroso. Ovvero, quando si recuperano i pacchi e si vorrebbe richiudere senza appoggiarli per terra. Il vano è di 508 litri e abbattendo i sedili posteriori la Sporter offre una capacità da furgoncino, con oltre due metri di lunghezza di carico. Non mancano i ganci laterali e le leve per reclinare "a molla" gli schienali direttamente dal bagagliaio.
Andrea Sansovini
(Prova su strada ripresa dall'Edizione straordinaria - luglio 2016 di Quattroruote)
Pregi e difetti

Pregi
Finiture e dotazioni. L'Initiale Paris punta al lusso e al gusto dei dettagli esclusivi. Molto completi l'equipaggiamento multimediale e le dotazioni di sicurezza.
Bagagliaio. Non sarà il più grande della categoria, ma è pur sempre uno dei principali motivi di acquisto per una station. E non sfigura affatto.
Difetti
Prestazioni. Per quanto buone, in assoluto, in confronto alle rivali, emerge una certa differenza rispetto alla berlina. Ci si deve accontentare.
Prezzo. Ancora una volta, con una versione top di gamma e super equipaggiata come questa, il conto da pagare rischia di diventare parecchio salato.
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