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Su 4R di giugno
Pagani Utopia, cambiare marcia - VIDEO

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Stare al volante di una Pagani Utopia è qualcosa che va al di là dei suoi 864 CV, dei suoi 1100 Nm, del 12 cilindri sbuffante (che è biturbo), della sua velocità massima o del suo prezzo sbalorditivo (3,2 milioni di euro). Percepisci quanto sia preziosa quando comprendi di avere per le mani un manufatto di grande artigianato che è già parte della storia dell'auto; qualcosa di cui velocità e guida eccelsa diventano addendi cruciali, ma non centrali del suo racconto. L’approdo alle quattro ore di guida che gli uomini della Pagani mi hanno ritagliato fra le strade dei passi Futa e Raticosa, segue un'infilata di visite in questa fabbrica diffusa che oggi è la Pagani. Esperienze che fanno toccare con mano com’è che un’auto esclusiva per davvero dovrebbe essere costruita. Altissima manifattura, che poi coincide col "sapere" di questo pezzo di terra in cui Horacio Pagani è venuto a cercare fortuna inventando le sue macchine; e trovando ispirazione da quanto espresso dalle Case della zona a partire dal secolo scorso.

Alla guida della Pagani Utopia

Ispirata dal passato. Qui sopra vi raccontiamo la Utopia con un video. E trovate le mie impressioni di guida anche su Quattroruote di giugno 2024. L'esperienza con la hypercar, però, è stata tale che merita di essere raccontata anche qui, sul web. E allora partiamo dalle origini della vettura, concepita da Pagani nel 2018. Dopo dieci modelli in scala 1:5, uno dedicato alla galleria del vento, altri due in scala 1:1 e otto prototipi, Horacio è arrivato a un concept capace d'integrare nei suoi volumi i tratti iconici ispirati dalle auto degli anni 50 e 60, ma pure scorci di Zonda e Huayra: le macchine che hanno dato notorietà al brand nel mondo. Forme e funzione: infatti, i condotti dell’aria definiscono l'andamento stesso di sottoscocca e carrozzeria della Utopia. Che dalla Huayra eredita, oltre al concetto di "biturbo", anche l'aerodinamica attiva: la grande ellisse posteriore nasconde due spoiler mobili. Non ci sono appendici aggiuntive, perché la loro funzione è stata integrata dal design della pelle di carbonio oltre che dal telaio e dal sottoscocca (attraverso l’impiego di splitter frontali, condotti aerodinamici, estrazione dei flussi d’aria dai passaruota, estrattore posteriore e comportamento attivo delle sospensioni per ridurre l’altezza da terra ad alta velocità). Così, il bilanciamento aerodinamico è ottimale: 46 percento all’anteriore e il restante al posteriore, per una downforce di circa 450 kg.

Zero elettricità. Il motore (V12 biturbo, peso a secco 262 kg) è costruito per la Utopia in esclusiva e su specifiche Pagani dalla Mercedes-AMG: sviluppa 864 CV e 1100 Nm (limitati elettronicamente). Tre le vetture prototipali impiegate per lo sviluppo di questo propulsore, che ha macinato chilometri per ottimizzare combustione e consumi: in questo modo, è conforme alle normative antinquinamento di tutto il mondo. Il V12 è abbinato a un cambio a sette marce Xtrac montato trasversalmente per ridurre l’inerzia polare, mentre il cambio può essere, a scelta, automatico/sequenziale oppure manuale: pure in questo caso, la frizione (di tipo elettronico, sviluppata dalla stessa Pagani) garantisce la linearità del comando in ogni condizione d’uso.

Superleggera. Il telaio è di carbonio (Carbo-Triax HP62 e Carbo- Titanio HP62G2, entrambi brevetti Pagani) e ingloba una struttura metallica: così la rigidezza torsionale è cresciuta del 10,5 percento rispetto ai precedenti modelli stradali; davanti e dietro due telaietti di acciaio Cromo- Molibdeno supportano sospensioni in lega di alluminio forgiato, a doppio braccio oscillante indipendente con molle elicoidali e ammortizzatori coassiali e di tipo semiattivo. Le enormi ruote calzano pneumatici sviluppati con la Pirelli grazie all’intelligenza artificiale: sono sia estivi (PZero Corsa 265/35 R21 all’anteriore e 325/30 R22 al posteriore), sia invernali (Pirelli SottoZero). I freni sono carboceramici, della Brembo: diametro 410 mm (x 38 mm) con pinza monolitica a sei pistoncini all’anteriore, diametro 390 mm (x 34 mm) al posteriore.

2024-Pagani-Utopia-002

Tu, lei, la strada. La Utopia restituisce esperienze analogiche in ogni secondo passato al volante. Non ci sono monitor e schermetti a distrarre dalla strada, così la guida torna guida e il viaggio torna viaggio: tra gli strumenti ad ago (realizzati con la cura di un orologiaio, notevole la meccanica del cruscotto), c'è un solo display per gestire la (comunque) sofisticata elettronica di bordo. Tutti i gesti sono stati restituiti a tasti e manopole, per un’azione sempre immediata e fisica. E un rapporto più vero con l’auto. I programmi di guida selezionabili sono quattro, per altrettanti atteggiamenti su strada: Wet, Comfort, Sport e Race. Le ultime due modalità appiattiscono l’auto per renderla chirurgica tra le curve (le sospensioni sono a gestione elettronica), mentre la prima, Wet, serve per governare al meglio potenza e coppia quando l’aderenza è resa critica dai fondi scivolosi.

Il bello della guida. La Utopia ha pure un tasto dedicato al confort, Supersoft (posizionato sul cruscotto): non è un dettaglio di poco conto, perché rivela anche un istinto d'uso caro a Horacio Pagani. Premo il pulsante, infilando sempre una marcia più alta del dovuto (tanto la coppia è enorme) e comincio a pennellare le svolte lungo una strada tortuosa: così, mi "tuffo" non solo tra le curve, ma pure in un’altra era dell’auto. Nella quale torno a giocare con le sette marce del cambio manuale (con o senza doppietta elettronica) per il gusto di guidare. Ho a che fare con comandi eccellenti: dallo sterzo ai freni (carboceramici), passando per i pesi di una pedaliera a tre comandi che da sola vale il prezzo del biglietto. È un'esperienza da gustare con due dita di finestrini abbassati per godersi il sound del V12 e i soffi furiosi delle turbine in pressione. Sì, la Pagani Utopia ha un merito: ricordare al mondo che guidare è ancora un'arte.

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