L'Ispra ha ufficialmente avviato il programma minerario italiano, deciso dal governo con un apposito decreto pubblicato circa un mese fa. In particolare, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha aperto un apposito portale, GeMMA, che rappresenta il più completo database sui giacimenti minerari italiani e fornisce una mappa delle principali materie prime presenti nel nostro sottosuolo, a partire da quegli elementi considerati critici per la transizione energetica di svariati settori come l'Automotive.
Le miniere. Il portale elenca, innanzitutto, le miniere ancora attive in Italia: sono 76, di cui 22 relative alle 34 Materie Prime Critiche dell’Ue. Venti estraggono feldspato e 2 fluorite (nei comuni di Bracciano e Silius). Delle altre 91 miniere di fluorite attive in passato, alcune sono molto importanti, ancor di più alla luce "dei prezzi quadruplicati rispetto al 1990": si trovano nel bergamasco, nel bresciano e in trentino.
Un Paese ricco di risorse... Feldspato e fluorite, dunque, sono a oggi le uniche materie prime critiche presenti in Italia, ma secondo l'Ispra "i permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche come il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani e come diversi altri minerali da cui si producono metalli indispensabili per il modello di sviluppo decarbonizzato, la green tech, la transizione digitale e l'indipendenza da Paesi terzi".
...ma dipendente dall'estero. In passato, l'estrazione di minerali metalliferi ha interessato circa 900 siti. Tuttavia, attualmente l'Italia non estrae 'Critical Raw Materials metallici' e per la loro fornitura "è totalmente dipendente dai mercati esteri". Alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’andamento dei prezzi di mercato, molti dei depositi conosciuti andrebbero invece rivalutati: rame nelle colline metallifere (Toscana), nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, Trentino, Carnia e in Sardegna; manganese in Liguria e Toscana; tungsteno nel cosentino e nel reggino, nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle Alpi centro-orientali, spesso associato a piombo-zinco; cobalto in Sardegna e Piemonte, dove il deposito di Punta Corna è ritenuto di strategica importanza europea: magnesite in Toscana; sali magnesiaci nelle Prealpi venete. "L’accertato giacimento di titanio nel savonese è questione ben nota, così come le problematiche ambientali che ne precludono l’estrazione a cielo aperto", prosegue l'Ispra, ricordando le bauxiti, principale minerale per l’estrazione di alluminio, localizzate in quantitativi modesti in appennino centrale, ma più consistenti in Puglia e soprattutto nella Nurra (SS), dove la miniera di Olmedo, per quanto chiusa, è ancora mantenuta in buone condizioni. Tra l'altro, le bauxiti contengono possibili quantitativi sfruttabili di terre rare, che sono sicuramente contenute all’interno di buona parte dei depositi di fluorite.
Litio e grafite. Possibili depositi di celestina, principale minerale dello stronzio, sono documentati nelle solfatare siciliane, soprattutto del nisseno. Quanto al litio, la sua presenza è nota anche nelle pegmatiti dell’Isola d’Elba, del Giglio e di Vipiteno. Tra i materiali critici non metalliferi, depositi significativi di barite sono localizzati nel bergamasco, nel bresciano e in Trentino. Di fondamentale interesse per la nuova tecnologia sono i depositi di grafite localizzati nel torinese (attualmente interessati da due permessi di ricerca), nel savonese e nella Sila.
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