Doveva chiamarsi Verve e di verve, in effetti, ne ha tanta. Così volevano i guru del naming. Ma alla fine nessuno ha osato cambiare il nome storico scelto a suo tempo da Henry Ford II. Certo, con la vecchia Fiesta il nuovo modello ha ben poco a che fare. E non è tanto una questione di dimensioni, ma, piuttosto, di stile, immagine, design degli interni e qualità percepita a bordo.

Il design ha senz?altro una forte personalità, ma non è fine a se stesso: l?ergonomia è ben studiata e strumentazione e comandi sono facilmente utilizzabili. L?unica eccezione sono i tastini della radio, in posizione obliqua, mentre un vero difetto è quello della manopola dei fari, nascosta a sinistra del volante. Imperfezioni perdonabili, anche perché ci si rende presto conto del fatto che il posto guida è praticamente perfetto. Le due Fiesta protagoniste della prova sono una 1.2 base e una 1.4 TDCi Titanium, ma alla fine le differenze negli interni sono poche. La più ricca ha il climatizzatore automatico invece del manuale (comunque optional), ma entrambe sono ben fatte e discretamente dotate; i comandi al volante, per esempio, sono di serie su tutte.

Meglio, ovviamente, le cinque porte (che costano 650 euro più delle versioni a tre porte), per consentire una facile accessibilità al divano posteriore. Se davanti ci sono un guidatore e un passeggero alti, dietro lo spazio per le gambe è scarsino. E ancora più indietro, nel bagagliaio, lo spazio non può essere sfruttato al meglio, secondo le occasioni. Il vano, a prima vista niente male, si rivela più piccolo delle concorrenti di una ventina di litri, ma comunque supera la nostra prova passeggino. Ribaltando il divanetto nelle occasioni speciali, invece, ci si trova ostacolati dal gradino formato dallo schienale stesso.

Anche dal punto di vista della guidabilità è tutt?altra macchina. La nuova Fiesta è un?auto che riesce a essere gradevole sia nel tragitto casa-ufficio sia quando la strada diventa ricca di curve. Merito della buona posizione di guida, ma anche delle qualità dello sterzo, che ha la giusta leggerezza a bassa velocità, ma è anche pronto e preciso nella risposta. Peccato soltanto che alla Ford abbiano preferito inserire il controllo elettronico della stabilità tra gli optional piuttosto che tra le dotazioni di serie: d?accordo, il prezzo è corretto (250 euro), ma rimane pur sempre una scelta curiosa, visto che ormai l?Esp è di serie anche su auto di categoria inferiore a quella della Fiesta.

I motori sono due vecchie conoscenze. Affinato, migliorato, il 1.2 a benzina ha guadagnato qualche cavallo rispetto al passato (ora ne ha 82) e ha una regolarità di funzionamento che è la sua caratteristica migliore. Prende i giri con facilità, ha una bella rotondità, anche se non impressiona certo quanto a prestazioni. Appena si ha bisogno di un po? di spinta, si è quasi sempre costretti a scalare marcia con l?unica consolazione di poter contare su una leva del cambio precisa e su una frizione dalla giusta pesantezza. Il turbodiesel è, ovviamente, più rumoroso e le differenze sono evidenti soprattutto alle basse velocità. Il TDCi è un bel motore, ma adesso comincia a sentire il peso degli anni. Non è più un campione né di morbidezza né di omogeneità e, a ben guardare, anche l?impossibilità di dotarlo di filtro antiparticolato lo rende datato. È un pochino pigro finché non ha l?aiuto del turbo, verso i canonici 2000 giri, una soglia oltre la quale si mette ad allungare con maggiore decisione. I numeri, comunque, non lasciano spazio a dubbi: le prestazioni non sono brillantissime. Adeguate ai ritmi del traffico, ma modeste.

Se si parla di consumi, nessuna delle due stabilisce nuovi record, ma questo non significa automaticamente che queste nuove Ford siano grandi bevitrici. Entrambe, però, si sarebbero giovate di un cambio a sei marce, che avrebbe influito positivamente sui consumi a velocità costante.