Fino a ieri, partiva svantaggiata. Oggi, con l?adozione del diesel, ha ben altre prospettive. Insomma, per la CX-7 è tutta un?altra storia. Ce ne siamo definitivamente convinti dopo aver assaggiato il pregevole 2.200 turbodiesel e analizzato i risultati dei test effettuati dal nostro Centro prove. Infatti, la sport utility giapponese si è rivelata piuttosto veloce, decisamente brillante, ma soprattutto parca di gasolio come poche altre. Ora la Mazda ha ciò che le mancava per giocare la sua partita: col solo 2.3 a benzina, che resta a listino, aveva ben poche chanche di successo su un mercato competitivo come il nostro.

A ben vedere tutto il resto ce l?aveva già a disposizione. Innanzitutto, un look dinamico, per l?occasione rivisitato con qualche moderato ritocco, soprattutto nel frontale (nuova griglia inferiore e inedite cornici dei fendinebbia), che così si è fatto ancora più aggressivo. Peccato che il design complessivo abbia perso un po? della freschezza del debutto, soprattutto nella zona della coda. La prima uscita della CX-7 risale infatti al 2006. E le automobili, oggi, invecchiano rapidamente, soprattutto in questo settore, particolarmente affollato e molto dinamico. Vince chi fa tendenza. E nel gradimento del pubblico, sempre più sofisticato ed esigente, si sale e si scende con grande rapidità.

Ora basta con la filosofia e andiamo al sodo. E qui la sostanza non è soltanto sotto il cofano, che per altro ospita un quattro cilindri moderno di buona potenza (sviluppa 173 cavalli), sufficientemente pieno in basso e, cosa che non guasta mai, pulito. Soddisfa le norme antinquinamento Euro 5 e adotta un esclusivo sistema di abbattimento delle emissioni di NOx (Scr: sta per riduzione catalitica selettiva), che consente di liberare azoto e ossigeno in forma assolutamente innocua. La reazione è innescata da uno speciale additivo (AdBlue) a base di urea. Il temperamento del propulsore viene fuori appena si affonda il piede sull?acceleratore, assecondato da un cambio che accetta anche di essere maltrattato nell?uso sportivo. Prima, seconda, terza: sale di giri che è un piacere, senza ritardi di risposta e con omogeneità, con un tono di voce discreto (più fastidioso a freddo), impercettibile oltre una certa velocità, dove però emerge un sensibile rumore di rotolamento. Un?occhiata al computer di bordo e si scopre anche che le percorrenze sono davvero molto buone. Sorprendente, il dato cittadino, dove si riescono a fare anche più di 11 km con un litro di gasolio, per una media complessiva sui diversi tipi di percorso di poco superiore. Una bella soddisfazione, anche economica, quando ci si ferma per il pieno. Soprattutto, se associata al lusinghiero responso del cronometro.

Vivace e disinvolta
Più luci che ombre anche nella guida, anche se la risposta dello sterzo sarebbe potuta essere più progressiva. Il comando è pronto a recepire le sollecitazioni del pilota, ma non sempre riesce a trasmetterle all?asfalto con sufficiente precisione. E così occorre intervenire con qualche piccola correzione. Una caratteristica, peraltro, che dà veramente fastidio soltanto quando si guida vicino al limite. A questo proposito, dalla pista i collaudatori segnalano che nelle manovre d?emergenza l?intervento dell?Esp è ritardato e in alcuni casi anche poco incisivo. I freni danno ben altre soddisfazioni. Il rallentamento è potente, efficace, anche e soprattutto sui fondi ad aderenza scarsa e differenziata. Inoltre, l?impianto è del tutto insensibile alla fatica: effettuando una serie di frenate a pieno carico, gli spazi d?arresto si ripetono con sorprendente costanza. Del resto, il tema della sicurezza non è stato trascurato, anche attraverso l?adozione dei sistemi di assistenza alla guida più diffusi. Dunque, l?impressione generale è positiva.

Se, però, si entra nei dettagli e si va più in profondità, magari dopo aver passato qualche ora alla guida, qualche magagna viene fuori. Il posto guida è ben concepito, adattabile a persone di tutte le corporature, con i comandi a portata di mano sulla generosa console centrale (oltre che, in modo più confuso, sul volante). Dai contatto e il motore si sente appena: la prima entra facile, ma la frizione, accidenti com?è pesante! Bastano un paio di chilometri in colonna per affaticare i muscoli della gamba sinistra: ci vorrebbe il cambio automatico, ma a listino non non è previsto nemmeno tra gli optional. In compenso, di serie, su questa versione top di gamma, c?è il navigatore. È piuttosto semplice e si gestisce senza staccare le mani dal volante, però ha un display piccolo, molto piccolo (poco più di 4 pollici), ma soprattutto troppo lontano, là in fondo nella stretta feritoia formata dall?ampia palpebra che avvolge la plancia. Il resto degli strumenti, quelli sistemati nel cruscotto, si vedono bene, anche perché la nuova grafica con lancette bianche e cornice blu intenso su fondo nero cattura l?attenzione. Occhio, però, a regolare bene la luminosità: se si esagera, si affatica la vista e magari ci si distrae anche.

Alzando lo sguardo e allargandolo a 360 gradi, non si incontrano grandi ostacoli. Gli angoli bui formati dai montanti del tetto sono contenuti e anche il lunotto ha dimensioni accettabili, senza il disturbo dei poggiatesta, appena percettibili dal retrovisore. In manovra, comunque, si può far conto sulla telecamera che con la retro inserita visualizza nel display del navigatore la zona retrostante la vettura. Non è come girare la testa e vedere in presa diretta, ma un?occhiata allo schermo aiuta a scoprire eventuali ostacoli nascosti. Anche la finitura, specie a livello della qualità percepita dei materiali adottati per la plancia e i pannelli porte, meriterebbe più attenzione, ma si deve mettere sul piatto della bilancia che le concorrenti più ricche, quelle che le opponiamo in queste pagine, sono assai più care. Con la CX-7 il risparmio è garantito. Tanto che si può chiudere un occhio su qualche peccato veniale.