"Non sono preoccupato dal rally di FCA in Borsa (che oggi ha guadagnato il 2,14%, chiudendo a 19,54 euro, ndr): non credo ci siano movimenti sospetti sul titolo. È una questione di fiducia sul nostro piano industriale: confermiamo ulteriormente tutti gli obiettivi per il 2017 e il 2018. Considerando questo", dice Sergio Marchionne, "vedo soltanto un giudizio obiettivo sulle nostre azioni. C'è stato un adeguamento del valore del titolo che riflette il raggiungimento degli obiettivi che ci eravamo posti”.
Al Salone di Detroit, l'ad del gruppo FCA parla a tutto campo. Tra i temi toccati nel corso della conferenza stampa al Cobo Center, ci sono le prospettive per il possibile ritiro degli Usa dall’accordo Nafta: “Siamo tornati a produrre i mezzi Ram da Saltillo al Michigan perché era un atto dovuto, e naturalmente per la riforma fiscale approvata da Trump. Un segno di fiducia nei confronti di un Paese che ci sta dando una grandissima opportunità a livello economico. Ho una grandissima fiducia nel futuro di questo Paese”, ha osservato Marchionne.
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Non abbiamo bisogno di partner. L’orientamento sul fronte di una possibile partnership, in quest’ultimo scorcio della presidenza Marchionne è invece profondamente cambiato rispetto al passato. “Siamo ancora convinti della necessità di consolidamento e condivisione, ma ora abbiamo capito che non ci sono partner con cui cambiare e allora procediamo da soli. Stiamo sviluppando le regioni e i singoli marchi per procedere da soli. Non ho più bisogno di nessuno”, ha chiuso l’ad.
Alfa Romeo, lavoro incompiuto. Considerazioni anche sul futuro produttivo italiano: "Dobbiamo completare la ristrutturazione del sistema delle fabbriche italiane: l'impegno è finire questo ciclo di sviluppo di Alfa e Maserati, che non possiamo lasciare così incompiute: considero Alfa Romeo ancora un lavoro incompiuto perché due modelli, per quanto di successo, non bastano ancora.
Priorità alle Suv. A una domanda di Quattroruote in merito, Marchionne ha sgombrato il campo da ogni dubbio, confermando le anticipazioni che a più riprese abbiamo dato nei mesi scorsi: “La sorella maggiore della Stelvio e la sorella minore della Levante avranno la priorità su tutto il resto. È naturale”, ha osservato l’ad, “la Giulia è una macchina eccezionale, ma non riesce a destare lo stesso interesse della Stelvio. Guardate cosa succede negli Usa, dove un colosso come la BMW fa fatica a vendere le proprie berline tradizionali: questo è un mercato che per due terzi è fatto di Suv e pick-up, e stiamo osservando lo stesso cambiamento repentino anche altrove, come in Europa”. Una scelta logica dunque, ma con una precisazione: “Non chiamatele Suv: quelle le facciamo con il marchio Jeep. Il resto sarà qualcosa di diverso, come lo sono Stelvio e Levante”.
Capitolo spin-off. Qui in Michigan non poteva mancare un riferimento al possibile spin-off dei marchi Jeep e Ram: "Scorporare Jeep", ha affermato Marchionne “è un problema molto complesso: bisogna anche ragionare su cosa resta dentro. Quello di Jeep è un successo addirittura inaspettato: la Jeep che abbiamo trovato nel 2009 non sarebbe mai stata in grado di raggiungerlo. Comunque continuo a vedere un sistema integrato, con Jeep ancora dentro FCA". L'attenzione su Jeep, dunque, resta alta, anche se l'ad durante la conferenza stampa non ha confermato quanto anticipato ieri in un'intervista all'agenzia Bloomberg, nella quale aveva dichiarato che proprio grazie alla Jeep il gruppo potrebbe raggiungere il target dei 5 milioni di auto l'anno e raddoppiare gli utili entro il 2022. Confermato, invece, lo spin-off di Magneti Marelli: "Sarà entro il 2018", ha detto l'ad.
Cautela sulle autonome. Il numero uno di FCA ha ribadito il suo scetticismo sulla guida autonoma. Citando il filosofo Ludwig Wittgenstein: “Noi non abbiamo fatto annunci in merito, perché io credo in una sua frase: non parlare di una cosa se non la conosci. E l’industria automobilistica sta creando l’illusione che quello della guida autonoma sia un orizzonte vicino: non è così, anzi. Lo stiamo osservando nelle alleanze con Waymo e BMW-Intel-Mobileye, in cui senza dubbio crediamo”.
Niente brand elettrici. Marchionne, che nell'intervista a Bloomberg di ieri aveva dichiarato che entro il 2025 la metà delle auto prodotte nel mondo sarà elettrificata, non ha approfondito il tema delle auto a batteria. Si è limitati a escludere la creazione ex novo di un marchio dedicato alle elettriche: “Non ne vedo il guadagno: se poi affidi le macchine agli stessi concessionari degli altri marchi, non fai la differenza. Bisognerebbe creare una rete di vendita dedicata, perché le vendite dirette hanno dei limiti che Elon Musk sta sperimentando su Tesla, ma si tratta di un investimento enorme, di cui non sono certo che valga la pena”.
Indizi sulla successione. La battuta di Marchionne sul suo successore è un primo indizio per cercare di tracciare un identikit di chi, nel 2019, prenderà il suo posto: “Non ci sono donne in lizza, semplicemente perché non abbiamo figure femminili candidate. Credo che dopo il mio successore, i tempi potrebbero essere maturi per una donna alla guida di FCA.
Attese per la Formula 1 e freno sulla Formula E. Marchionne ha visitato la fabbrica di Maranello venerdì scorso: “Ho visto i ragazzi troppo tranquilli, per quanto mi riguarda. O abbiamo fatto una ciofeca, oppure un mostro. Vedremo la macchina il 22 febbraio”. E l'Alfa Romeo? “Quello con la Sauber è un work in progress: stiamo definendo tutti gli aspetti del nostro rapporto. E dobbiamo ancora capire se manterremo il marchio sulle Ferrari. È una questione di soldi: non possiamo restare sulla loro carrozzeria senza pagarli". Di sicuro, comunque, non entreranno altri marchi FCA come motoristi in Formula 1: "Non useremo né Alfa Romeo né Maserati, in questo senso: Alfa potrebbe, un giorno, essere utilizzato per l'IndyCar", ha aggiunto l'ad. Che apre la porta anche all'ipotesi di un'altra title sponsorship, quella della Maserati con la Haas: "Non si farà quest'anno, ma è un bel piano, e avrebbe costi ragionevoli", ha aggiunto. Raffreddato, invece, l'entusiasmo per il possibile sbarco del Tridente in Formula E, su cui negli scorsi mesi si era aperto uno spiraglio: "Non ne sono più così sicuro".
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