(Ri)costruire una narrativa. È ciò che sta facendo il ceo della Lancia, Luca Napolitano, alle prese con un marchio onusto di storia ultracentenaria - esattamente sono 115 quest’anno - ma a corto di prodotto e relativa mitologia nell’arco temporale più recente. Anzi, oggi il prodotto è uno solo, la Ypsilon, un’auto vecchiotta che continua ad avere un successo oltre le attese, ma che certo da sola può comunicare una parte, piccola, dell’identità della marca fondata nel 1906 da Vincenzo Lancia. Un’identità che, invece, è molto ricca e complessa e che va riesumata e raccontata anche a chi non l’ha vissuta e magari non ne ha neppure sentito parlare. E ricordata a tutti gli altri, a quelli che sanno benissimo che cosa lo scudo con l'asta e la bandiera rappresenta nella storia dell’automobile italiana ma che, giocoforza, se ne sono un po’ dimenticati, ritrovandosi con una passione così sepolta sotto la cenere dell’oblio da risultare ormai “devitalizzata”. Per dissotterrarla Napolitano si è fatto aiutare dal responsabile del design del gruppo Stellantis, Jean-Pierre Ploué, già a capo dei marchi PSA e freschissimo dell’incarico di occuparsi in prima persona dello Stile Lancia, in un duetto digitale alla scoperta dei valori simbolici del brand.
Bellezza per sottrazione. Agili, leggere e compatte: il ceo mette subito in fila tre qualità che, secondo lui, si adattano perfettamente a delineare un primo identikit delle auto Lancia. Di queste qualità fu un esempio già il primo modello realizzato nelle officine di via Ormea, la 12HP. Ploué ribatte con l’Aprilia e l’Ardea, esempi dell’applicazione dell’aerodinamica a vetture di larga serie piuttosto compatte (la seconda soprattutto), a suggello dell’idea che la nobile maison italiana abbia costruito il proprio stile sull’innovazione tecnica. Ma, attenzione, uno stile che "nasce per sottrazione, cioè eliminando l’eccesso per giungere a una bellezza che origina dalla purezza di forme e contenuti”, dice il designer.
Design senza tempo. Questa bellezza, per Napolitano, è “senza tempo. Basti pensare alla Flaminia e alla B24, resa poi immortale dal film Il sorpasso”. “Pochissime linee”, insiste Ploue. Ed entrambi centrano una caratteristica fondante del design non soltanto Lancia, ma italiano tout-court: l’essenzialità delle linee e le proporzioni armoniose che, insieme, creano una bellezza classica, che dura nel tempo senza mai stancare o passare di moda. Alla costruzione di questo mito hanno certamente contribuito i grandi maestri carrozzieri, Pininfarina in testa, che in quel periodo hanno delineato i pilastri stessi dello stile italiano. E sappiamo quante Lancia la Pininfarina ha firmato, dalla Flaminia all’Aurelia B20. Ecco, la B20, per il designer francese è tra le espressioni più alte di un design fatto di “una semplicità sofisticata e dotata di una forza intrinseca, una semplicità potente, rivoluzionaria, innovatrice. L’Aurelia B20 è lo stile Lancia allo stato puro. Riprende le linee 'ponton' tipiche dei primi anni 50, raffinandole e purificandole fino all’essenza”.

Il valore degli interni. “La Lancia inventa il concetto di granturismo”, afferma il ceo: “L’Aurelia era un’auto molto versatile, capace di vincere in pista ma anche di scarrozzarti per una serata all’Opera. Dalle vittorie alla 1000 Miglia e alla 24 Ore di Le Mans al teatro alla Scala di Milano, dove la ritraeva una delle rare pubblicità dell’epoca”. Per questo gli interni hanno argomenti pari a quelle dei corpi vettura quando si tratta di parlare di stile, di funzionalità, di armonia e di innovazione. “Penso alla Fulvia coupé per esempio”, argomenta Ploué, “con la sua divisione cristallina tra la parte inferiore della carrozzeria e la greenhouse, la parte vetrata, molto spaziosa e luminosa”. “Le Lancia sono capolavori anche nell’abitacolo”, aggiunge Napolitano, “e in alcune di esse troviamo elementi mutuati dall’arredamento, dall’ambiente domestico, dal design industriale”. Un esempio? Secondo Ploué, la panchetta posteriore della Beta HPE. O ancora la plancia della Trevi, disegnata dall’architetto Mario Bellini.
E adesso, facciamole! Ora si dovrà passare dalle parole ai fatti. Sotto l’indirizzo strategico di Napolitano, Jean-Pierre Ploué dovrà dirigere la squadra di designer del marchio, per dare agli ideali consolidati da 115 anni di storia una forma contemporanea. E il primo modello sarà di importanza cruciale perché servirà un po’ da manifesto della direzione stilistica da imboccare. Il designer francese ha il vantaggio di avere una visione d’insieme, una visione di gruppo. E la Lancia quello di avere a capo del proprio stile l’uomo che ha il polso del posizionamento degli altri marchi, soprattutto dei due, Alfa Romeo e DS, che le fanno compagnia nel cluster premium di Stellantis.
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