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Industria e Finanza

BYD
Bruxelles apre un'indagine sulla fabbrica ungherese

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La BYD affronta un primo ostacolo nel suo percorso di espansione in Europa. Secondo ricostruzioni del Financial Times, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen avrebbe avviato un'indagine preliminare sul progetto della fabbrica di Szeged, nell'Ungheria meridionale: in particolare, i funzionari di Bruxelles avrebbero acceso il faro sull'iniziativa per verificare eventuali aiuti pubblici forniti dalla Cina per agevolare la realizzazione dell'impianto, il primo in Europa dell'azienda di Shenzhen. 

Le conseguenze. L'inchiesta non è stata ancora confermata da tutte le parti in causa e non sarebbe stata neanche comunicata alle autorità locali. Il Financial Times cita le dichiarazioni del ministro per l'Europa, Janos Boka, secondo il quale Budapest non è stata informata dell'indagine: "Non c'è da stupirsi, ed è risaputo da tutti, che qualsiasi investimento che avviene in Ungheria appare molto rapidamente nel radar della Commissione e la stessa Commissione segue con doppia attenzione ogni decisione di aiuti di Stato che viene presa in Ungheria", ha aggiunto Boka, membro di un governo spesso oggetto di reprimende da parte di Bruxelles e di altre cancellerie europe. Del resto, il primo ministro Viktor Orban ha spetto criticato l'Unione, in particolare per la gestione della guerra in Ucraina. Servono comunque conferme ufficiali su un'indagine che potrebbe avere delle conseguenze sulla presenza della BYD in Europa, soprattutto nel caso in cui Bruxelles stabilisca che l'azienda ha beneficiato di aiuti non conformi alle normative comunitarie e quindi da considerare "non equi". In tale eventualità, la BYD potrebbe essere costretta a dismettere alcuni cespiti aziendali, a ridurre la capacità produttiva, a rimborsare le sovvenzioni ottenute e perfino a pagare delle multe per violazione dei regolamenti. 

Problemi anche in Messico. Intanto, l'iniziativa magiara non sarebbe l'unica ad avere dei problemi. BYD, sempre secondo indiscrezioni della testata britannica, starebbe incontrando delle difficoltà anche nel suo tentativo di espansione in Messico. Il governo cinese avrebbe rinviato l'approvazione del progetto per la realizzazione di un impianto in una località messicana ancora da individuare: il motivo sarebbe legato alle preoccupazioni di Pechino sulla possibilità di un trasferimento delle tecnologie della BYD negli Stati Uniti. Pechino teme che il Messico ottenga un accesso illimitato alle tecnologie e al know-how dell'azienda e poi consenta analogo accesso agli statunitensi. Inoltre, il governo cinese, che ha poteri di veto sui progetti di espansione delle imprese nazionali (anche quelle private come la stessa BYD devono ottenere un permesso per investire all'estero), spinge affinché le sue aziende investano e si espandano in Paesi legati alla "Belt and Road Initiative", ovvero la replica su scala globale la Via della Seta di epoca medievale. Il piano sarebbe stato congelato anche per le "mutevoli dinamiche geopolitiche" degli ultimi mesi. In ogni caso, il principale timore di Pechino riguarda la "vicinanza del Messico agli Stati Uniti".  

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