La Mazda unisce le forze con il suo storico partner cinese, Changan, per raggruppare le emissioni e ridurre l'impatto delle eventuali multe per lo sforamento dei limiti alle emissioni. La decisione è sorprendente quanto quella della Nissan, che ha scelto di allearsi non con Renault o Mitsubishi, bensì con la BYD per sfruttare lo strumento del "pooling". Inoltre, la stessa Mazda fa già parte del maxi-pool gestito dalla Tesla e composto da diversi altri costruttori tradizionali tra cui Stellantis, Toyota e Ford.
Una mossa e qualche dubbio su Tesla
Secondo la documentazione resa pubblica dalle istituzioni europee, il nuovo pool è gestito da Mazda Motor Logistics Europe NV ed è composto dalla Changan Mazda Automobile, la joint venture cinese rappresentata nell'Unione da Mazda Motor Europe GmbH, la filiale europea che ha aderito al raggruppamento della Tesla. Il pool, valido per tutto il 2025, è ancora aperto: chiunque sia interessato ad aderire ha tempo fino al 27 novembre prossimo per presentare la richiesta al gestore. Detto questo, la mossa della Mazda alimenta alcune perplessità, soprattutto sulla Casa americana: è possibile che la Tesla non abbia raggiunto un volume di immatricolazioni sufficiente a soddisfare le richieste di tutti i costruttori del suo maxi-pool. Del resto, secondo i dati dell'Acea per l'area composta dai Paesi Ue ed Efta e dal Regno Unito e per i primi otto mesi dell'anno, le immatricolazioni dell'azienda americana si sono contratte di quasi il 33%. Pertanto, sembra proprio che la Mazda si sia voluta cautelare con una decisione sorprendente, ma comunque giustificata. La Changan è presente in Europa con il solo marchio di elettriche Deepal e, per quanto i numeri non siano di certo elevati, garantisce ai giapponesi dei benefici nel calcolo delle emissioni medie.
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