Non sono gli aggiornamenti estetici, la vera novità. E neppure i sette cavalli in più sotto il cofano, che non rivoluzionano il carattere di questa Mercedes "C 220 CDI". Le modifiche più importanti sono celate sotto la definizione "Direct Control", anglicismo che sintetizza gli affinamenti allo sterzo, all'assetto e al cambio.

Seduti al volante, si ha appena il tempo di ritrovare, immutata, l'ottima posizione di guida che salta subito all'occhio la modifica più significativa di tutto l'abitacolo, ovvero la nuova strumentazione, che prevede due begli strumenti principali, ampi e di facile lettura, e due secondari.

Onestamente, non possiamo dire molto delle migliorie promesse dal "Direct Control" per il cambio: gli affinamenti riguardano la facilità e la precisione d'innesto del "sei marce" manuale, mentre nulla è stato modificato su quello automatico a cinque rapporti, del quale era dotato l'esemplare messoci a disposizione dalla Casa.

Evidenti, invece, i progressi nel comportamento dinamico, perché il maggior diametro della barra antirollio al retrotreno ha reso più sincere le reazioni della media tedesca nelle emergenze, mentre il rapporto più diretto della scatola dello sterzo regala alla "classe C" una gradevolissima sensazione di padronanza della strada. Senza contare i grandi progressi in materia di riallineamento nell'uscita dalle curve: anche a bassa velocità, la nuova generazione della berlina tedesca ha perso quella riluttanza a far tornare il volante nella posizione centrale.

Oltre ai sette cavalli, il "2200" common rail ha guadagnato anche 25 Nm di coppia. I consumi sono sempre contenuti e le prestazioni più che adeguate, a tratti briose. I 150 CV bastano per muoversi con disinvoltura, grazie anche alla presenza del cambio automatico, che ruba qualche decimo solo in accelerazione. La conferma l'abbiamo avuta a Vairano, dove la "nuova" ha accelerato con tempi analoghi a quelli della "C 220 CDI" precedente, con 143 CV, ma dotata di cambio manuale.