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Prove su strada

Lamborghini Huracán

La "Sei Ore" di Vairano

SFOGLIA LA GALLERY

Sei ore, in fondo, non sono granché. Ma è questione più che altro di prospettive, di punti di vista. Le puoi immaginare come un Milano-Roma, se solo trovi un po’ di traffico. Oppure come qualcosa di molto diverso: a Vairano, per esempio, dove sei ore possono trasformarsi in un bel banco di prova, perfetto per saggiare le qualità della nuova Lamborghini Huracán. Una prova molto impegnativa, che ha richiesto tre set di gomme e un cambio di pastiglie per i freni.

Un test insolito.  L’appuntamento è per le 18 di un mercoledì qualsiasi: il momento in cui, di solito, si chiudono i cancelli a Vairano. Ma per l'occasione non ci sono orari e, conclusa la routine delle prove quotidiane, ci dedichiamo a questo specialissimo test. Mentre in officina la Huracán si sottopone agli ultimi controlli, in pista si stanno mettendo giù i birilli: abbiamo deciso di unire la pista di alta velocità e quella di handling per ottenere un percorso inedito: oltre tre chilometri che riuniscono tutto quel che serve per affaticare la meccanica e mettere a nudo il carattere della Lambirghini Huracán. Tratti veloci, staccate importanti, curve, tornanti. Ed eccoci pronti: alle 19 la sbarra si solleva e l’erede della Gallardo entra in pista. I primi due, tre giri vanno via per il riscaldamento e, soprattutto, per trovare il giusto ritmo: esattamente come nelle gare di endurance, non si può pensare di spingere al massimo per molte ore di fila. Non c’è auto, da competizione o no, che potrebbe resistere ed è quindi fondamentale individuare il giusto mezzo tra prestazioni e rispetto della meccanica. Un punto di equilibrio che riscontriamo quando, per ogni giro, impieghiamo tra 1'42” e 1’43”: significa che in sei ore di giri ne faremo più o meno 200, con turni di guida di circa un’ora.

Messa alla frusta. Si arriva in fondo al rettilineo attorno ai 240 orari. Si potrebbe osare di più, ma significherebbe massacrare i freni, e allora meglio non esagerare, perlomeno all’inizio, quando comunque l’Anima, il rosso bilanciere di settaggio, è già fissa su "Pista". Staccata, scalata di un paio di marce, e la Huracán s’infila rapida nel Cappio Nord, che però non percorriamo nella maniera classica: ci si butta a sinistra, rapida curva a destra e rettilineo che taglia diametralmente il cappio stesso. In fondo al rettilineo, infatti, c’è uno dei punti più insidiosi, una stretta curva a destra in salita. Se conosci Vairano, sai che quello è il regno del sottosterzo, che basta arrivare appena troppo veloci per ritrovarsi nella ghiaia. Invece, tutto ok: anche senza entrare col piede smodatamente sul freno per caricare le ruote anteriori, la Huracán gira in maniera perfetta, seguendo la traiettoria ideale che avevi in mente. Metti giù che le ruote non sono ancora dritte, ma la Lambo non fa un plissé: seconda, terza, quarta e di nuovo terza. Ora è una certezza: con questo doppia frizione, a Sant’Agata, hanno realizzato ciò che serve su un’auto da 200 mila euro. È veloce, preciso, incisivo e finalmente dotato di paddle che non c’entrano nulla con quelli, minuscoli, della Gallardo. Si scordola senza esagerare, la Huracán salta appena. Non si scompone e si entra nell’Handling in pieno. Bisogna poi alzare il piede, perché la Lambo trasmette sicurezza, ma le curve che seguono sono sempre più strette: l’anteriore s’infila alla grande e il retrotreno (che pure non è aiutato da alcun genere di appendice aerodinamica) si muove solo se lo provochi con variazioni d’assetto, com’è giusto che sia. Sarà merito anche delle gomme nuove e vedremo col trascorrere delle ore se, e come, la situazione evolverà. La velocità scende e le curve diventano più numerose e difficili: siamo nel Misto rally, dove il grip e i trasferimenti di carico la fanno da padroni. Curve e controcurve non impensieriscono il telaio, ma ti convincono che lo sterzo è forse l’elemento più normale della Huracán. In ogni caso, appena il muso della Huracán punta dritto sul rettilineo, tutti i 610 i cavalli del suo V10 cominciano a tenere banco. E a sovvertire le sacre regole dell’ingegneria: sarà pure un “corsa lunga” e quindi dare il meglio ai regimi intermedi, in realtà ha un allungo che mai e poi mai ti farebbe sospettare una cosa del genere. Entri sul dritto in terza e, appena metti giù tutto, devi stare attentissimo se non vuoi ritrovarti a tu per tu con il limitatore. Arrivare alla zona rossa è questione di un amen e non sarebbe stato male avere l’aiuto delle shift light, quei Led che si accendono a mano a mano che ci si avvicina al limite dei giri. La faccenda si ripete identica anche con le marce più alte: non fai in tempo a cambiare, che l’ago è di nuovo nei paraggi dell’8. Peccato solo che quando piazziamo la sesta, attorno ai 220 orari, il rettilineo stia quasi per finire. Ed è proprio in quell’istante che si conclude il primo giro.

Migliorano i tempi. Di giri, poi, ne seguono altri 191: ogni driver rimane al volante per una trentina abbondante di giri e la Huracán, per tutti e sei, si rivela una gran tentatrice. Per quanto ciascuno si sforzi di non darle retta e di rispettare i ritmi decisi all’inizio, sono moltissime le volte in cui il cronometro indica 1'40". E senza la pretesa di arrivare al tempone, ma giusto per avere un riferimento, scendiamo fino a 1’ 37”. Meglio non esagerare, però: già rimanendo sui tempi concordati, i pneumatici hanno il loro bel daffare: la volta che i quattro Pirelli P Zero sono durati di più (239 km), al pit stop ci siamo accorti che la posteriore sinistra cominciava a mostrare le tele. Altro? Nulla di nulla: non un rumore sospetto, non una temperatura fuori posto, non una spia accesa. Dopo sei ore, la Huracán funziona come un orologio svizzero e quando tagliamo il traguardo, in piena notte, quasi quasi ci sembra che tutto sia stato fin troppo facile. Non resta che chiudere con un paio di meritatissimi giri di raffreddamento e poi sarà davvero il momento di andare a nanna. Fosse per la Huracán si potrebbe ripartire a lavorare fin da subito. Ma non è il caso: lei forse no, ma noi, di una notte di sonno, abbiamo proprio bisogno.

In sintesi. Non bastasse quel che vi abbiamo raccontato, in termini sia di numeri sia di sensazioni, chiuderemo aggiungendo che per apprezzare la Huracán non c’è bisogno di andare forte. Strano, per una Lambo. Eppure si adatta perfettamente anche al traffico e alla prosaicità della vita di tutt’i giorni, dove le uniche cose che possono angosciare sono rampe e passi carrai: il muso basso e lungo trasforma l’ingresso nel box in un’operazione da fini cesellatori. Ma ciò che conta è che l’anima sportiva si unisce perfettamente a quella da granturismo. Un dettaglio che può trasformarsi nell’argomento decisivo per chi ha la fortuna di potere spendere 208.790 euro.

Pregi e difetti

LAMBORGHINI Huracán

Huracán 5.2 V10 LP 610-4 Coupé

Pregi

Comportamento. Gli oltranzisti Lambo cercheranno maggior ferocia, magari. Ma la Huracán è un punto d'incontro perfetto tra le ragioni della strada e della pista.

Cambio. Velocissimo nei passaggi marcia, puntuale nell'eseguire i comandi: un ottimo debutto nel mondo dei doppia frizione.

Difetti

Bagagliaio. Sono pochissimi, 87 litri, e lo sono ancora di più se si tiene conto delle aspirazioni da granturismo.

Visibilità posteriore. Col motore centrale, non c'è mai da stare allegri. Qui, però, siamo al buio. Sensori e telecamera di rigore.

Velocità

Massima

Accelerazione

0-100 km/h
400 da fermo
1 km da fermo

Ripresa

(a min/max carico)

70-120 km/h
1 km DA 70 km/h

Frenata

100 km/h a minimo carico
LAMBORGHINI Huracán 5.2 V10 LP 610-4 Coupé
328,378 km/h
LAMBORGHINI Huracán 5.2 V10 LP 610-4 Coupé
2,9 s
10,6 s
19,5 s
LAMBORGHINI Huracán 5.2 V10 LP 610-4 Coupé
8,0/3,1 s
18,7 s
LAMBORGHINI Huracán 5.2 V10 LP 610-4 Coupé
35,8 m
LEGENDA
  • N.P. - Rilevazione non possibile
 
Posto guida
Plancia e comandi
Strumentazione
Climatizzazione
Visibilità
Finitura
Accessori
Dotazioni di sicurezza/Adas
Abitabilità
Bagagliaio
Confort
Motore
Accelerazione
Ripresa
Cambio
Sterzo
Freni
Consumo
LAMBORGHINI Huracán 5.2 V10 LP 610-4 Coupé
La "Sei Ore" di Vairano

Listino & costi

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