DBX
Come va. Il cofano della DBX accoglie un grande classico come il quattro litri AMG, V8 biturbobenzina che in questa declinazione mette sul tavolo 550 cavalli. I quali danno una quieta e rassicurante idea della loro presenza con tonalità autorevoli e baritonali (senza magheggi elettronici, peraltro) già al minimo e già a partire dalla modalità GT, la più morbida tra quelle stradali, che con il suo nome lascia intendere quali siano le ambizioni di questa Aston Martin: nei desideri più hard dei suoi ingegneri dovrebbe unire, nel mondo Suv, il sangue caldo della Vantage e l'anima da granturismo della DB11. La DBX convince e si passa il tempo a chiedersi dove siano i cinque metri di lunghezza, i due di larghezza e gli oltre tre di passo. E i 2.433 kg registrati dalla bilancia. È un bellissimo incontro tra precisione e morbidezza, in riferimento alla delicatezza e alla malleabilità con la quale le ruote finiscono esattamente dove si desidera: senza sforzi, senza preghiere. La DBX è agile e composta e regala reazioni naturali, per nulla impensierite dalla digitalizzazione. Il V8, che non indulge alla parsimonia neppure quando si va piano, è spalluto già in basso e sale di giri autorevole, con le turbine che soffiano e l'ago del contagiri che punta dritto verso il sette. Un'energia che sembra fatta apposta per mettere in luce le doti del telaio, se non fosse che, a fare da trait d'union tra i due, c'è un cambio perfettibile. L'onnipresente otto marce ZF è sostituito da un nove rapporti di origine Mercedes: nella vita quotidiana va tanto bene, ma in certi momenti pecca d'incisività e in scalata, a volte, sembra faccia un favore a concedere le marce. Accade pure in Sport e Sport+, posizioni in cui l'assetto cambia in modo sensibile. Le barre antirollio attive alimentate dal sistema a 48 volt (eArc, nell'onomastica della Casa inglese) s'incaricano di tenere a bada il rollio, l'assetto si acquatta e la DBX s'infila in curva con grande self control: la leggerezza dello sterzo non impedisce di leggere quello che accade alle ruote anteriori, mentre il dinamismo e la compostezza generali quasi ti fanno dimenticare che il retrotreno non è di tipo sterzante. Là dietro è previsto solo un differenziale autobloccante a controllo elettronico, e va bene così. Perché una Urus in rettilineo va via, ma tra le curve l'Aston non la teme. Dietro, arriva tra il 53 e il 100% della coppia e ciò la rende deliziosamente facile da guidare: ricorda una Cayenne Coupé GTS. A tratti addirittura una Macan. Per essere felici, servirebbe soltanto un pedale del freno un po' meno cedevole. Perché lei è una vera Aston. Che per caso è una Suv.