Il nome Astra è utilizzato per la classica berlina media della opel da tre decenni. Con la sesta serie, la tedesca cambia rotta, e non solo quanto a design: introduce l'elettrificazione e una piattaforma condivisa con le sorelle francesi del gruppo Stellantis. Da sempre una delle principali rivali della Golf, anche quando si chiamava Kadett, l’Astra è tra i modelli più popolari e di successo di casa Opel e cerca un rilancio dopo anni un po’ opachi. In attesa della versione full electric attesa nel 2023, la novità principale è rappresentata dall’ibrido plug-in. Il nuovo corso stilistico della Opel, inaugurato con la Mokka, lascia poco spazio a critiche e mette d'accordo più o meno tutti: fra l'originale calandra Vizor, la pinna sul cofano, il rigoroso taglio dei proiettori e, più in generale, proporzioni azzeccate, l'appeal è indiscutibile e l'Astra numero sei ne è un'ulteriore conferma. Ben piazzata a terra, trasmette sensazione di dinamismo, solidità e sostanza. Specialmente nella versione di punta Ultimate, che aggiunge tocchi distintivi, dentro e fuori, e accessori di sostanza. Ciò che accomuna tutte le Astra, versioni a parte, è comunque un abitacolo che trasmette una buona impressione sin dal primo approccio. Anche nel caso degli interni, il linguaggio stilistico abbandona la tipica austerità a cui ci aveva abituato la Opel, per qualcosa di un po' più movimentato. Permane il tipico pragmatismo teutonico che bada al sodo, ma con un pizzico di allegria più del solito. Si passa quindi dall'impiego di materiali di qualità e gradevoli finiture a soluzioni pratiche per la vita di tutti i giorni: per esempio, una buona quantità di vani portaoggetti (tutti con rivestimento floccato o gommato), la cui particolarità è quella di poter essere celati alla vista, perché a scomparsa oppure richiudibili con apposite tendine per preservare quella sensazione di ordine che aleggia a bordo. La strumentazione comprende un ampio schermo (qui ricurvo) che ingloba l'infotainment. Nella fattispecie, si tratta di due display da 10 pollici ciascuno e quello riuscito meglio è al centro della plancia, con un'interfaccia sviluppata a pannelli (riconfigurabili a piacere), facile da sfogliare e immediata nelle informazioni che passa al guidatore; tra l'altro, la doppia fila di tasti fisici sotto allo schermo, quelli che puoi spingere a colpo sicuro anche a occhi chiusi, facilita l'esperienza. Sul posto guida, nulla da ridire: c'è un sedile certificato Agr dall'ottimo sostegno, a richiesta a regolazione elettrica, con riscaldamento e ventilazione, e una posizione riuscita, con il volante quasi verticale e una seduta ampiamente personalizzabile. Per quanto riguarda lo spazio, in quattro si viaggia comodi, con aria a sufficienza in larghezza e altezza. Semmai, c'è da fare bene i conti con i bagagli quando si parte per un viaggio. Perché l'elettrificazione, si sa, talvolta richiede sacrifici. Che nel caso del baule dell'Astra, causa batteria al litio da 12,4 kWh sotto al vano, sono quantificabili in una settantina di litri in meno rispetto alla stessa vettura con motore termico; nella fattispecie, abbiamo rilevato una capacità reale di 276 litri. Apprezzabili, peraltro, la finitura del vano (moquette anche sui fianchi) e la forma pressoché squadrata, che permette di organizzare al meglio il carico.
Come va. L'Abbiamo provata in versione ibrida plug-in. Il sistema è già noto, con l'1.6 turbobenzina supportato da un'unità elettrica integrata nel cambio automatico a otto marce, e l'avevamo apprezzato sulla Peugeot 308. Se parliamo di percorrenze con la batteria scarica, con il powertrain che lavora in modalità ibrida, l'Astra segna una media di 14,5 km/litro; in città, si spinge fino a 14,7 km al litro. Ma questo è il peggior scenario per una plug-in, ossia quando ci si dimentica o non si ha la possibilità di ricaricare la batteria. In caso contrario, con il pieno di elettroni, si può contare su un’autonomia di 45 km senza avviare il motore termico. L'interazione fra il turbobenzina e il motore a corrente denota una certa attenzione nella messa a punto. Il palleggio fra un propulsore e l'altro, infatti, è quasi impercettibile e la fluidità di marcia ne trae enorme beneficio. La componente elettrica piuttosto importante (110 CV), poi, è appagante quando si tratta di riprendere velocità, grazie a un sostegno immediato e sostanzioso a qualsiasi andatura. A livello di assorbimento delle sospensioni, si percepisce subito una taratura un po' rigida degli ammortizzatori, anche se la cosa non crea fastidi. Dal punto di vista della silenziosità, siamo sui livelli più che soddisfacenti della 308, grazie a una buona cura di guarnizioni, materiali fonoassorbenti e cristalli, spessi il giusto. I tecnici della Opel hanno fatto un buon lavoro anche sui freni, non tanto sull'efficacia dell'impianto (gli spazi d'arresto, comunque, sono contenuti) quanto sul feeling che trasmette il pedale.
Pregi. Ottimo il powertrain ibrido plug-in da 180 cavalli, molto fluido nel funzionamento e con un buon rapporto fra prestazioni e consumi. Notevole la dotazione di accessori sull'allestimento Ultimate.
Difetti. La batteria, sotto il piano di carico, porta via spazio al bagagliaio: 276 litri di capacità è un valore poco più che sufficiente per la categoria. La zona montante/specchio crea qualche problema di visibilità nelle svolte.