Ecco come cambierà il fringe benefit
Sulla riforma del fringe benefit prende corpo l’emendamento del governo all’articolo 78 del Ddl bilancio in discussione in commissione bilancio al senato. La misura prevede due capisaldi: innanzitutto la non retroattività, cioè l’applicazione delle novità solo alle auto aziendali in uso promiscuo immatricolate a partire dall’1 gennaio 2020 o, secondo altre fonti, a partire dall’1 luglio 2020; in secondo luogo la modulazione della percentuale di tassazione in funzione delle emissioni di anidride carbonica, ma coerentemente con l’impegno preso dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, all’assemblea dell’Anfia (“stiamo rivedendo la norma in modo sostanziale, in stretto contatto con il Mise, in modo da non colpire improvvidamente lavoratori e aziende”), cioè senza impattare significativamente sulle imprese e sui loro dipendenti.
Il nodo soglie. Tre le ipotesi allo studio. La prima, coerente con gli obiettivi di emissioni imposti all’industria automobilistica dall’Unione europea per il 2021, prevede l’introduzione di una soglia di 95 g/km al di sotto della quale far scattare agevolazioni. La seconda, invece, coerente con la norma sull’ecobonus/ecomalus introdotta un anno fa, imposterebbe la manovra sulle soglie a cui siamo già abituati, cioè 20, 70 e 160 g/km. Altre indiscrezioni, invece, parlano di altre tre soglie (60, 160 e 190 g/km). Tutte le ipotesi, comunque, saranno tarate in funzione dell’obiettivo di annullare l’impatto della misura, che da un gettito stimato in oltre 330 milioni di euro derivante dall'attuale formulazione dell'articolo 78 del disegno di legge Bilancio scenderebbe ad appena due con la nuova formulazione.
Sarà bonus/malus. Indipendentemente dall’entità delle soglie, il principio che ispirerà la norma sarà quello di agevolare, rispetto alla disciplina fiscale attualmente in vigore, le auto a basse e bassissime emissioni, mantenere lo status quo per il grosso delle macchine attualmente a listino e introdurre una penalizzazione per quelle ad alte emissioni.
Target 95 g/km ma c’è l’ipotesi quattro fasce. L’ipotesi migliore per imprese e dipendenti, e probabilmente la più logica visto il contesto complessivo, sarebbe quella di agevolare tutte quelle al di sotto di 95 g/km, mantenere il 30% fino a 160 g/km e introdurre una penalizzazone oltre questa soglia. Eventualmente agganciando tutto agli obiettivi Ue per il 2025 (80 g/km) e 2030 (59 g/km). Alcune indiscrezioni, tuttavia, come accennato parlano di modulazione su quattro fasce: fino a 60 g/km la tassazione del fringe benefit scenderebbe al 25%, da 61 a 160 g/km resterebbe all’attuale 30%, da 161 a 190 salirebbe al 40%, a partire da 191 crescerebbe al 50%.
Tutto dipenderà dai numeri. La decisione finale del governo, che sarà politica (impatto minimo o nullo sulle imprese), si baserà però, com’è logico, sui numeri che i tecnici del ministero dell’Economia (sul gettito) e di quello dei Trasporti (sulle immatricolazioni) stanno fornendo al governo sui possibili impatti in funzione delle varie ipotesi sul tavolo. Sulla base delle risultanze il governo, nei prossimi giorni, deciderà.
COMMENTI