Diario di bordo

Mazda2
Una settimana con la 1.5 Skyactiv-G M-Hybrid Exclusive

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Una settimana con la 1.5 Skyactiv-G M-Hybrid Exclusive
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La protagonista del Diario di bordo di questa settimana è la Mazda2 nella nuova versione mild hybrid introdotta con il facelift. L'aggiornamento della piccola cinque porte ha infatti portato al debutto una variante elettrificata del 1.5 benzina aspirato da 90 CV e 148 Nm già presente in gamma, abbinato a un cambio manuale a sei rapporti con trazione anteriore. Disponibile anche nella versione da 75 CV, questo propulsore utilizza un alternatore/starter a cinghia alimentato non da una batteria classica, ma da un condensatore. Il peso della vettura a vuoto è di 1.025 kg: lo scatto da 0 a 100 km/h viene portato a termine in 9,8 secondi, mentre la velocità massima è di 183 km/h con un consumo medio di 4,1 l/100 km nel ciclo Nedc correlato. La Mazda2 ibrida è lunga quattro metri e sette centimetri, larga 170 cm e alta 150 cm: omologata per il trasporto di cinque persone, propone un vano bagagli con un volume minimo di 280 litri, che può aumentare fino a 950 abbattendo gli schienali dei sedili posteriori. Proposta con un prezzo di partenza di 17.800 euro, la piccola ibrida è disponibile in tre allestimenti: il modello del nostro Diario è quello più completo, l'Exclusive, il cui prezzo parte da 22.550 euro. Di serie su questa versione sono previsti i cerchi di lega da 16", i rivestimenti interni di pelle con sedili riscaldabili, l'infotainment Mzd Connect da 7" con navigatore, radio Dab, retrocamera e compatibilità con Android Auto e Apple CarPlay, il sistema keyless, l'head-up display a colori, il climatizzatore automatico e diversi sistemi di sicurezza e di assistenza alla guida. Tra questi si segnalano il monitoraggio degli angoli ciechi, il cruise control adattivo, il mantenimento della carreggiata, la frenata automatica d'emergenza (anche posteriore), il rilevamento della stanchezza del guidatore, il riconoscimento dei segnali stradali e il controllo automatico degli abbaglianti. L'esemplare del Diario è inoltre dotato della vernice Soul Red Crystal (1.100 euro), per un prezzo finale di 23.650 euro.

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Consuma poco, ma non sempre in città [Day 1]. La Mazda2 appartiene a quella parte della gamma che ha il maggior numero di stagioni sulle spalle: oltre cinque, visto che l’attuale terza serie è stata presentata nella seconda metà del 2014. Da allora, ovviamente, la vettura è stata aggiornata fino ad arrivare al model year 2020 che, tra l’altro, porta in dote l’elettrificazione leggera. Si tratta del sistema mild hybrid a 22,5 V, dotato di un motogeneratore comandato a cinghia, che troviamo sulla “2” 1.5 90 CV Skyactiv-G manuale del nostro Diario. Sono curioso di valutare, tramite il computer di bordo, il livello dei consumi che si può ottenere. Il quattro cilindri si avvia senza vibrazioni e si mostra subito pastoso e rotondo ai bassi (l’aiutino elettrico non si sente), come i più recenti motori Mazda che ho provato. A freddo, nel bel mezzo del traffico milanese, il consumo tende a crescere subito verso gli 8,5 l/100 km. La marcia, comunque, è gradevole, e la giap sembra quasi “chiedere” i bassi regimi, sopportando senza problemi la terza anche al minimo sindacale dei giri. Al semaforo lo Start&Stop si attiva in modo discreto e poi riavvia il motore benzina senza scossoni, non al momento di premere la (leggera) frizione, ma quando si ritorna sull’acceleratore. Anche così, scomparsa la spia della bassa temperatura del liquido di raffreddamento, il consumo si mantiene un po’ più elevato rispetto a quanto ipotizzato. E cala in modo sensibile (fino a 6,4 l/100 km) solo fuori città, quando il traffico cala drasticamente. Colpa del percorso? Vediamo quel che succederà nei prossimi giorni, con tragitti diversi dal mio. La curiosità resta. Andrea Stassano, redazione Autonotizie

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Sa farsi notare [Day 2]. Parcheggio condominiale, sabato verso l'ora di pranzo. Sto rientrando dal supermercato (meno male che poi il weekend mi ha regalato brividi più forti) ad andatura pedonale. Arrivo al mio posto, spengo il motore e con i finestrini mezzi aperti sento due persone che guardano la macchina e commentano ad alta voce, come si fa quando ci si vuole far sentire: "È nuova di pacca", fa uno, "è targata GA". E l’altro: "Di questo colore è proprio bellina, l’ho già visto sulla CX-trè" (come usa sillabare da queste parti, ndr). Senza saperlo, l’uomo della strada (privata) ha toccato i due punti della questione. Primo: la Mazda2, per favore, prendetela di una tinta che ne rispecchi l’anima. E l’anima è quella di una scelta di carattere. Alternativa, insolita, diversa dalle piccole mainstream dei marchi europei. Quindi, consiglio spassionato: Soul Red tutta la vita, come quella che ho guidato io. Prenderla grigia significa soffocarla col cuscino: non fatelo. Secondo punto toccato dal signore di cui sopra: nonostante non sia più una "pischella", la Mazda2 continua ad attirare gli sguardi. E difende l’orticello proprio grazie al suo design dinamico che culmina in quel muso così personale. Fortunatamente l'hanno cambiato in maniera impercettibile rispetto all’originale. Ma il rovescio della medaglia è proprio questo. E cioè che dentro, l’aggiornamento avrebbe potuto essere più profondo, soprattutto sulla connettività: vedrete, nei prossimi giorni, che qualche collega avrà da scrivere al riguardo. Fabio Sciarra, redazione Autonotizie

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Ibrido con condensatore [Day 3]. Delle Mazda ho sempre apprezzato l’attenzione per i dettagli. Tutto è sempre al posto giusto: dal posto di guida si raggiungono i vari comandi con grande facilità, dai grandi manopoloni del climatizzatore al selettore rotativo dell’impianto d’infotainment. E anche quello che non si vede è sempre molto curato. Un esempio è la meccanica, che su questa piccola è stata di recente aggiornata con un sistema elettrificato molto particolare. La cinque porte utilizza, infatti, la tecnologia M Hybrid, che abbina al quattro cilindri a benzina un motore elettrico azionato a cinghia, il B-Isg, operante da generatore e da motorino d’avviamento. Quest’ultimo viene utilizzato per riavviare l'unità termica quando entra in funzione lo Start&stop e per adeguare il regime di rotazione del quattro cilindri durante le cambiate, garantendo passaggi di marcia più fluidi. Tra le particolarità del propulsore mild hybrid di questa Mazda, oltre alla tensione di funzionamento a 22,5 volt, si segnala l’assenza di una tradizionale batteria per il motore elettrico, sostituita da un condensatore da 0,012 kWh che viene ricaricato durante le decelerazioni convertendo l’energia cinetica in elettricità. Nella guida di tutti i giorni le differenze palpabili sono ben poche, finché non si arriva dal benzinaio. Con l’aggiornamento della vettura, infatti, il 1.5 aspirato è stato ottimizzato in diverse parti, dal design dei pistoni fino ai getti degli iniettori. E devo dire che questa piccola m’ha stupito dal punto di vista dei consumi: dopo una cinquantina di chilometri percorsi con un'andatura rilassata, tra tangenziali e strade extraurbane, il computer di bordo è arrivato a segnare una media di 4,8 l/100 km. Davvero niente male. Mirco Magni, redazione Online

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L'ibrido che non si sente [Day 4]. Premessa: per me, Mazda ha sempre voluto dire MX-5, fin dalle sue origini. A lungo, perlomeno, ché negli ultimi tempi mi sono dovuto ricredere: l’opportunità di guidare la CX-5 e, soprattutto, più di recente la CX-30, molto apprezzata anche dai navigatori di questo sito che l’hanno proclamata Novità dell’anno 2020, mi ha fatto capire come, oggi, nell’universo Mazda ci sia molto di più. Compresa questa Mazda Mazda2 (però, per favore, trovate un modo più pratico di chiamarli, i vostri modelli…), che mi è piaciuta subito. Perché è carina, simpatica e brillante, ha un motore che sale di giri che è un piacere e un cambio sì manuale, ma di quelli che si manovrano con due dita. Come dite? È anche ibrida? No, non mi pare, non me ne sono accorto. Aspettate che guardo il libretto, anzi la carta di circolazione come bisognerebbe dire… Accidenti, avete ragione: c’è proprio scritto "veicolo ibrido non a carica esterna" e "potenza massima su 30 minuti (motore elettrico): 0,00". Ecco, di questo proprio non mi ero reso conto. Il collega Andrea, molto più esperto di me in queste cose, in effetti ha scritto che questa versione monta un sistema mild hybrid a 22,5 V, con motogeneratore a cinghia: tutto vero, ma guidandola non si percepisce la sua presenza. È la via soft all’elettrificazione, bellezza: che dà sicuramente dei vantaggi, anche se, al volante, non ne hai coscienza. Pure sul piano burocratico, essendo quest’auto considerata un’ibrida a tutti gli effetti. Per ora, almeno. Perché qualcosa, almeno a livello di classificazione da parte della Motorizzazione civile, sta iniziando a cambiare. Emilio Deleidi, redazione Inchieste

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Compatta di classe, con qualche limite [Day 5]. È sera quando mi accomodo al volante di questa Mazda2 e mi appresto a tornare a casa. La prima sensazione che mi trasmette l'abitacolo è di grande qualità: dai rivestimenti delle sedute al bracciolo centrale, alla presenza dell'head-up display, l'aria che si respira è da auto di segmento superiore. Una volta innestata la retromarcia, però, stona un po' quel che mi appare in split sul piccolo display: da un lato le immagini della retrocamera con guide dinamiche, dall'altro la classica visuale a 360° dall'alto. È tutto troppo compresso e, a mio parere, non così ben definito, soprattutto negli angoli: meglio impostare, premendo l'apposita icona nella stessa schermata, la classica visuale unica e poi affidarsi ai sensori di parcheggio. Fermo al primo semaforo inizio a "smanettare" per collegare lo smartphone via Bluetooth: risulta tutto abbastanza facile, rapido e intuitivo, anche se continuo a trovare i 7" dello schermo pochi, considerando l'impostazione dei menù: in alcuni casi i tasti risultano piccoli e troppo ravvicinati. A questo proposito, ho trovato molto più comoda (anche perché aiuta distarsi meno dalla guida) la gestione tramite la manopola e i comandi fisici presenti sul tunnel centrale. Per quanto riguarda la guida, anche se non ho molta strada da fare, più passano i chilometri e più apprezzo la frizione leggera e il cambio morbido negli innesti. Una volta a casa, infine, mentre tolgo la borsa della palestra dal sedile posteriore, mi viene un dubbio: se dovessi riportare a casa qualche amico a fine serata (io sono da sempre "quello che non beve" e quindi lo chauffeur designato), come starebbero i passeggeri sul divano posteriore? La risposta è immediata: dipende dalla taglia. Altri XXL sopra il metro e 80, come me, avrebbero qualche problemino. Alessandro Carcano, redazione Mercato

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