La Astra è un grande classico per il pubblico italiano, che ha imparato ad apprezzarla sin dai primi anni Novanta. Una lunga storia, quella della media Opel, che è arrivata fino alla quinta generazione (la “K”) del 2015, sottoposta a restyling. Ed è proprio questa la protagonista della nostra prova, in versione Sports Tourer e in allestimento di punta Ultimate. Per apprezzare le modifiche del restyling, bisogna entrare nell’abitacolo, e concentrarsi sulla strumentazione e sull’infotainment. Oppure, meglio ancora, aprire il cofano dove, nel caso dell’esemplare in prova, troviamo un’abbinata inedita: il tre cilindri 1.5 CDTI da 122 cavalli e il cambio automatico a nove marce. Un pacchetto che ha mandato in pensione il quattro cilindri 1.6 da 110 e 136 cavalli e l’automatico a sei marce.
Tanta strada? Meglio. E se i ritocchi estetici sono limitati, l’Astra ST si conferma una wagon molto grande per il segmento C, con i suoi quattro metri e 70 di lunghezza. Insomma, siamo ai confini della classe superiore, e chi ha bisogno di spazio non rimarrà deluso. Pure il bagagliaio è generoso in quanto, secondo il nostro Centro prove, può contenere oggetti per 436 litri. Ad andatura autostradale il diesel gira a quota 2.000 ed è inavvertibile. Si sente un po’ di rotolamento, che non disturba, però, driver e passeggeri. Sull’Astra, infatti, i viaggi scorrono veloci e si macinano chilometri quasi senza accorgersene. Mi è capitato di percorrerne oltre 400 filati, a pieno carico, senza provare stanchezza: vuoi per la sensazione di stabilità dell’auto, vuoi perché il sedile sostiene bene ed è dotato di un efficace supporto lombare. Così, ci si può concentrare sulla guida, assistiti dall’avviso angoli bui, dall’alert della distanza dalla vettura che precede e dal mantenimento della corsia. Si sente, invece, la mancanza del cruise control attivo, non disponibile, per ora, con questo cambio automatico. Se l’autostrada è l’habitat naturale dell’Astra Sports Tourer, è interessante verificare come si comporta il nuovo pacchetto motore-cambio quando il percorso inizia a salire. Perché è allora che serve coppia, e al tre cilindri 1.5 non manca di certo. Convincente il “dialogo” con l'automatico a nove marce, che snocciola sempre la marcia giusta. Così, quando per esempio ci si trova a uscire da un tornante, basta una lieve pressione sul gas per ottenere la scalata. Certo, poi, per disporre subito del rapporto ideale, ci vorrebbero i paddle al volante. Grazie ai tanti rapporti, comunque, l’automatico riesce anche a ridurre qualche neo dell’1.5, come un minimo di mancanza di regolarità ai bassi. Assecondando al meglio lo spirito da passista della station di Rüsselsheim.
Beve poco. Dove l’Astra 1.5 si comporta decisamente meglio della generazione precedente è alla voce consumi: in autostrada, terreno su cui può far valere l’ottima profilatura aerodinamica, tocca infatti i 17,4 km/litro (prima erano 16,4), mentre di media ne percorre 17,2 (contro 15,5). Così, adesso, i 48 litri del pieno durano di più, e il “sacrificio” di un cilindro, rispetto al vecchio 1.6 CDTI, sembra decisamente più sopportabile. Nei percorsi misti l’Astra gira sicura, come se non fosse così lunga: e a ciò contribuiscono lo sterzo pronto e preciso e l’assetto caratterizzato da ammortizzatori più rigidi, inclusi nel telaio dinamico optional. Senza per questo che a essere penalizzato sia il confort. A ben guardare, il fastidio più evidente che si avverte a bordo è rappresentato dalla ruvidità del tre cilindri ai bassi regimi e a velocità ridotta, mentre il vecchio 1.6 era più brillante (0-100 km/h in 9,4 secondi contro gli 11 attuali), ma pure più romboso.
Prova ripresa da Quattroruote di dicembre 2019 n. 772
Pregi e difetti
OPEL Astra 5ª serie
Astra 1.5 CDTI 122CV S&S AT9 ST Ultimate
Pregi
Consumo. Molto contenuto, in ogni condizione. 1.5 e AT9 lavorano bene insieme.
Spazio a bordo. Passeggeri e bagagli ne hanno a volontà.
Difetti
Diesel. Il tre cilindri mostra un'evidente ruvidità ai bassi regimi, anche a caldo.
Cruise attivo. Per ora non è disponibile con l'AT9: un peccato.
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